Processo breve: una spietata logica di classe.

Roma -

Il Governo si è mosso per risolvere il problema della lentezza della Giustizia: cancellare, con un colpo di spugna, milioni di processi civili e penali pendenti attraverso il ddl 1880, meglio conosciuto come legge sul “processo breve”, approvato dal Senato con 163 voti favorevoli, 130 contrari e 2 astenuti.

Questa, purtroppo, è la soluzione scelta dall’esecutivo, licenziata da un ramo del Parlamento: negare ai cittadini il riconoscimento di un diritto che la Carta Costituzionale garantisce.

Rimane inascoltato, quindi, il grido di allarme che le RdB hanno lanciato in questi anni: se non s’investe riqualificando il personale in servizio, con nuove assunzioni, in tecnologia adeguata e nelle strutture edilizie, si arriverà al collasso della Giustizia.

E al collasso siamo arrivati.

Avremmo voluto che la nuova legge, oltre a porsi il problema della ragionevole durata di un processo (auspicata dai lavoratori e dai cittadini), ci avesse anche detto:

 

- dove celebrare i processi, visto che mancano le aule;

- chi sarà impiegato nella verbalizzazione durante le udienze e metterà in esecuzione le sentenze, visto che mancano i cancellieri;

- con quali mezzi si affronterà l’emergenza, vista la mancanza di carta, penne, computer e il “processo telematico”, al momento, interessa appena lo 0,04 dei procedimenti in corso;

- attraverso quali strumenti arrivare alla semplificazione della “giungla” normativa vigente.

A queste domande la nuova norma non ha dato risposta; anzi, la "riforma", come sempre, calerà sui lavoratori che, in perfetta solitudine, dovranno fronteggiare i nuovi processi a “orologeria” dai tempi strettissimi, senza nessuna risorsa aggiuntiva.

Come consuetudine saranno gli stessi lavoratori a dover rispondere ai cittadini quando, per mancanza di mezzi, si legittimerà l’impunità dei reati e il non riconoscimento dei diritti.

 

In realtà, questa "riforma" risponde, ma solo alle esigenze di qualcuno.

L'effetto “sanatoria”, infatti, peserà sui processi come un macigno.

Saranno prescritti, immediatamente dopo l’entrata in vigore della legge, i processi quali, ad esempio: Mills per corruzione in atti giudiziari (il presidente del consiglio imputato); contro il chirurgo della clinica mila­nese Santa Rita che deve vedersela con 89 imputazioni per lesioni volontarie ai pazienti e truffa milionaria allo Stato; quello che riguarda l’ex governatore di Bankitalia per l’aggiotaggio Antonveneta e personaggi di rilievo, come il presidente di Mediobanca; il processo contro le grandi banche internazio­nali imputate dell’aggiotaggio Cirio e Parmalat, quello sulle maxicorru­zioni, come le tangenti delle­ inchieste Enipower-Enelpower; verrà prescritto, per quattro quinti delle imputazioni, anche il processo per i dossieraggi Telecom-Pirelli.

 

Sarà cancellato il processo Thyssen (7 operai bruciati nell'olio), così come quello delle morti per amianto dell'Eternit e per la strage di Viareggio.

Pertanto, questo colpo di spugna, non riguarderà solo le persone fisiche ma, anche, le persone giuridiche, le società che rischiano di dover pagare, a titolo di risarcimento, delle somme enormi alle parti lese.

Anche i reati per danno erariale davanti alla Corte dei Conti saranno salvati, cancellando i processi contro sindaci, ministri, amministratori pubblici e parlamentari che hanno sperperato e truffato, creando danni alla collettività per milioni di euro.

Sarà eliminato anche il processo alla clinica milane­se San Carlo per i falsi rimbor­si richiesti al servizio sanitario.

La norma cancellerà centinaia di processi in corso nella regione Abruzzo, tra cui le maxi inchieste che riguardano l’ex governatore (sanitopoli) ed ex sindaci.

Stessa sorte per le complesse inchieste in corso di svolgimento all’Aquila, come quelle per il crollo della Casa dello studente e del Convitto nonché per i crolli di altri palazzi, tomba di decine e decine di persone, rispetto ai quali, devono prendere il via le inchieste.

E, ancora: i processi Impregilo, Unipol, Italgas, Eni-Snam, e chissà quanti altri ne scopriremo nei prossimi giorni.

Viene esclusa, invece, dall'immunità del processo breve, la violazione delle norme sull’immigrazione che è equiparata, quindi, ai reati di grave allarme sociale, quali la mafia e il terrorismo.

In conclusione, ci troviamo di fronte ad un'amnistia per gli imputati, per le società e, anche, per i pubblici amministratori e i politici.

 

Quindi, "riforme" come il processo breve, in realtà, tendono a distruggere la giustizia e a produrre conseguenze devastanti sull'intero sistema giudiziario italiano.

E' evidente, pertanto, che in questa "riforma" c'è veramente poco che riguarda i cittadini, i lavoratori, la giustizia, la democrazia e il rispetto dei principi costituzionali: c'è, invece, una spietata logica di classe, una casta che va protetta per consentire, a qualcuno, di proteggere se stesso.