Grazie agli operai

Roma -

Il 7 dicembre, gli operai della FIAT Mirafiori hanno "soronamente" contestato i tre segretari generali di CGIL, CISL e UIL.

E' stato un momento importante e a nulla sono valse le dichiarazioni successive degli stessi sindacati confederali o dei giornali "amici" per tentare di sminuire l'evento.

Questa contestazione è importante non tanto e non solo perché è avvenuta in un luogo simbolo del mondo del lavoro quanto, piuttosto, perché si è concentrata direttamente sulle questioni fondamentali oggi sul tappeto: scippo del TFR, finanziaria "lacrime e sangue", imminente controriforma delle pensioni, firma senza mandato dei lavoratori, appoggio incondizionato di Cgil, Cisl e Uil al governo Prodi - Padoa Schioppa - Montezemolo.

 

Che gli operai, gli impiegati, i parasubordinati, i precari, i cococo, i contrattisti a progetto, i lavoratori part-time, gli intermittenti, i reclutati per telefono, vivano questa fase politica (e le misure di questo governo antipopolare) in modo molto sofferto, lo capisce chiunque abbia minimamente a che fare con i luoghi di lavoro.

E lo sanno anche Epifani, Angeletti e Bonanni, visto che hanno sentito il bisogno di presentarsi tutti e tre a Mirafiori dopo ben 26 anni, ovvero, dalla sconfitta operaia dell'80 in cui tanta responsabilità ebbero proprio i vertici confederali.

E si sono presentati ai lavoratori per "spiegare" la loro linea di appoggio al governo.


I fischi ricevuti, la contestazione degli operai della FIAT non è che il risultato del clima di forte opposizione e di dissenso alla politica economica del governo che si respira proprio nei posti di lavoro.

Questo governo ha scontentato tutti, meno che industriali, banchieri e, chiaramente, Cgil, Cisl e Uil.

E i lavoratori lo hanno capito benissimo, così come hanno capito che la finanziaria confindustriaria del governo Prodi-Padoa Schioppa-Montezemolo toglie soldi dalle loro tasche per riempire quelle già piene dei padroni.

Proprio quei padroni che, non ancora sazi, "rilanciano", con la richiesta di un "patto per la produttività" (e sulla quale già si registra la condivisione dei sindacati confederali), una specie di "nuova edizione" della politica dei salari e della concertazione inaugurate con gli accordi del 31 luglio 1992 e del 23 luglio 1993 siglati insieme a Cgil, Cil e Uil.

Ci vengono i brividi a pensare alla famosa "fase 2", alla necessità di avviare le "riforme strutturali" che il governo e Cgil, Cisl e Uil intendono praticare dopo l'approvazione della Finanziaria.

C'è chi vuole mettere le mani al sistema pensionistico introducendo penalizzazioni sull'età pensionabile e sui rendimenti previdenziali; chi vuole introdurre ancora più flessibilità e precarietà nel mercato del lavoro; chi vuole dare impulso alle liberalizzazioni e alle privatizzazioni; chi vuole il decollo della previdenza complemetare e la fine di quella pubblica.

Infine, il colpo finale che si vuole assestare alla pubblica amministrazione riempiendosi la bocca con la "meritocrazia", con la "lotta agli sprechi" ma poi guardano strabici ai dipendenti pubblici e non ai supermanager, alle consulenze esterne, pagate a suon di milioni di euro.

 

In realtà, questa compagine governativa di centrosinistra, fonda il suo credo e la sua pratica sulla centralità dell'impresa e non più su quella del lavoro.

Questi riformisti, dal liberismo temperato, del "politically correct", fanno politica con gli imprenditori prima di tutto, perché è lì che cercano il consenso.

Delle condizioni del lavoro non ne parlano più ed è proprio il mondo del lavoro ad essere contro questa Finanziaria, indisponibile ad aumentare l’età pensionabile, a peggiorare le condizioni di lavoro con il patto sulla produttività, a continuare i sacrifici sui salari, a vedersi scippato il TFR e destrutturata la Pubblica Amministrazione.

 

Ed è proprio per questo che i lavoratori della FIAT Mirafiori, che hanno contestato Epifani, Angeletti e Bonanni per la loro difesa della legge Finanziaria, sono un esempio per i lavoratori di tutta Italia.