IL CONTRIBUTO UNIFICATO

Roma -

Le Commissioni Tributarie stanno pagando il prezzo delle folli manovre estive del precedente Governo, realizzate dai propri organismi amministrativi con modalità ancora più aberranti e che non tengono minimamente conto delle condizioni reali esistenti negli Uffici.

La USB MEF si è già espressa in merito all’iniquità dell’introduzione del contributo unificato, un odioso balzello che inibisce o comunque rende più oneroso l’accesso alla giustizia tributaria, così come quella del lavoro, da parte del cittadino. Ciò anche alla luce del condono appena concluso concernente le controversie pendenti che, mentre ha rischiato di paralizzare l’innegabile buon andamento delle commissioni tributarie, ha realizzato un gettito del tutto risibile se confrontato all’enorme deficit di bilancio dello Stato, generato  rinunciando per decenni a perseguire l’evasione fiscale e contributiva nonché i proventi della corruzione e  del malaffare, che hanno assunto la spaventosa consistenza che tutti conosciamo.

Nell’ambito di tale situazione di estrema difficoltà, scaturente dalla confusione delle misure generali adottate, si innestano quelle ancora più incomprensibili ed inadeguate poste in essere dal Dipartimento delle Finanze e, segnatamente, dalla Direzione delle Giustizia Tributaria che, nel mancato adempimento delle proprie competenze precipue riconducibili alla gestione del personale delle Commissioni Tributarie ed alla sua formazione, assume l’unico “pregnante” ruolo di dispensatore di obiettivi e di inventore di innovativi ed inutili costosi servizi da affibbiare ai suddetti organi giurisdizionali.

Ciò, ovviamente, senza minimamente porsi il problema di adeguare le scarne e sofferenti dotazioni organiche al fine di garantire l’assolvimento del pregresso ingente carico di lavoro di detti Uffici e meno che mai in considerazione delle nuove competenze attribuite agli stessi in merito proprio all’introduzione del contributo unificato.

Infatti, con l’emanazione della Circolare n. 1/D, sono  state ridisegnate le competenze delle Commissioni Tributarie rese del tutto assimilabili all’attività di accertamento posto in essere dagli Uffici delle Agenzie delle Entrate, a norma degli art. 36 bis e 36 ter del Tuir o 54 e 58 del d.p.r. 633/72, e delle specifiche ulteriori norme vigenti nella materia di cui trattasi.

A fronte di ciò, solo dopo alcuni mesi sono stati effettuati inadeguati corsi di formazione per il personale delle Commissioni Tributarie e sono stati forniti solo in questi giorni pacchetti applicativi dedicati senza però, ancora una volta,  provvedere ad emanare le prioritarie indicazioni concernenti le misure organizzative generali atte a favorire l’univocità del funzionamento delle singole realtà operative.

Le Commissioni Tributarie, pertanto, che da organi di ausilio all’attività giudicante sono venute ad assumere anche una competenza finora del tutto estranea alla loro mission istituzionale, sono state lasciate senza adeguate risorse umane ad ottemperare al dettato normativo.

Il suddetto personale, oltretutto, si è visto costretto fino ad oggi a curare la predisposizione dei relativi provvedimenti addirittura compilando gli stessi a mano come se si fosse tornati all’anno zero dell’informatizzazione della pubblica amministrazione, con buona pace dei proclami e delle ingenti risorse finanziarie impiegate per realizzare la tanto sbandierata modernizzazione del servizio pubblico.

Le nuove attività operative, inoltre, sono state introdotte ammantandole previamente  della prerogativa di costituire il metodo salvifico che dovrebbe garantire il reperimento di risorse finanziarie da devolversi al personale amministrativo, di fatto oggetto di tagli e blocchi ineludibili fino al 2017.

Ma tale giochetto architettato sulla pelle dei lavoratori che dovranno, come al solito,  ulteriormente sobbarcarsi la gran mole di tali lavorazioni a costo zero è chiaro e non può ingannare proprio nessuno. Non sarà possibile, infatti, prendersi gioco della buona fede di coloro che confidano nell’illusoria promessa di una maggiore remunerazione che non potrà essere mantenuta, stante la disastrosa condizione di carenza di personale giudicante sia nell’ambito della giustizia ordinaria che in quella tributaria a cui verranno, pertanto, destinati  per i prossimi anni gli introiti del contributo unificato.

Solo a partire dal 2013 le dette risorse economiche vengono “asserite” disponibili per costituire i fondi accessori per il personale delle Commissioni Tributarie ma già il semplice buon senso induce a negare decisamente l’avverarsi di tale favorevole eventualità, stante le smisurate esigenze di cassa del governo che da anni ormai attinge automaticamente e senza ostacolo alcuno alle risorse sempre in diminuzione della Pubblica Amministrazione.

Da ultimo, ma non perché tale aspetto non ci appaia rilevante, non possiamo non rilevare l’illegittima prassi ormai consolidata all’interno del Dipartimento delle Finanze, ed in particolare negli Uffici amministrati dalla Direzione della Giustizia Tributaria, in base alla quale non si ritiene neanche necessario conformarsi a quanto stabilito dal famigerato decreto Brunetta che pure, in materia di organizzazione degli Uffici, prevede che venga fornita informazione alle OO.SS..

Non ci risultano, infatti, ad oggi pervenute ufficialmente le dovute informative in merito, da parte degli Uffici coinvolti, recanti le previste necessarie misure organizzative di cui alla citata Circolare e negli sporadici casi in cui le stesse sono state adottate, esse appaiono del tutto insufficienti e concretizzano un pervicace disegno volto ad occultare il reale impatto devastante delle nuove operatività sul precario e sfibrato tessuto delle Commissioni Tributarie.

Tale considerazione è inequivocabilmente suffragata dall’atteggiamento ondivago assunto dalla Direzione della Giustizia Tributaria che ha tentato in tutti i modi di negare la complessità e la gravità della mole di lavoro scaturente dagli adempimenti connessi all’accertamento e alla riscossione del contributo unificato mentre giungono, invece, ai lavoratori “Istruzioni Operative” che, di fatto, stanno aumentando oltre ogni limite di sopportabilità i carichi di lavoro delle strutture e mettendo a repentaglio il proverbiale buon andamento degli Uffici che sono ormai sommersi di adempimenti aggiuntivi, tanto da assumere il ruolo di mero ricettacolo di lavorazioni inutili frutto di elaborazioni prive di aderenza con la realtà.

A tale proposito, continuiamo a non comprendere l’utilità del CUP, così come appare del tutto inefficace procedere alla digitalizzazione delle sentenze in assenza di implementazione del processo telematico, la cui sperimentazione è passata irrimediabilmente nel dimenticatoio.

E tra nuovi e vecchi adempimenti che non tengono minimamente conto del depauperamento delle dotazioni organiche, ormai del tutto prive di alcun collegamento con quelle teoriche e che si presumono in successivo e inarrestabile ridimensionamento, ben si comprende come i lavoratori delle Commissioni Tributarie siano ormai ridotti a rincorrere le scadenze e a fornire, ancora oggi, un innegabile ottimo servizio alla cittadinanza in condizioni sempre più disagevoli.

Il disegno è chiaro e le riforme effettuate per mere esigenze di cassa (vedasi appunto il contributo unificato)  non riescono, comunque,  a dissimulare il vero intento dei governi che si sono succeduti in questi anni: l’azzeramento dello stato sociale e lo smantellamento della Pubblica Amministrazione, compreso il delicato settore della giustizia tributaria.