Non abbiamo messo le mani nelle tasche degli italiani

Roma -

I dati resi noti nei giorni scorsi dal Dipartimento del Tesoro (al di là della loro provenienza e del loro utilizzo, come si è subito affrettato a precisare l'ufficio stampa del dicastero!) ci dicono che i rincari dei prezzi sono stati doppi rispetto all’inflazione, che le tariffe (liberalizzate) sono aumentate del 5.1%, che il rincaro di beni primari quali il latte e l’affitto è intorno al 2 e mezzo per cento.

Questi dati, nella loro asprezza, ci parlano dell’impoverimento di massa e ci spiegano che, con una velocità progressiva negli ultimi tre anni, è avvenuto un drenaggio stravolgente di risorse dal basso verso l’alto, una redistribuzione a favore di rendite e profitti capace di incidere sulla composizione della formazione sociale sgranando la stessa gerarchia della società.

Il cosiddetto “carovita” è causa e, insieme, effetto dei processi di proletarizzazione dei “vecchi” ceti medi, tra cui quello del pubblico impiego, che si articolano sempre più.

Carovita e precarizzazioni di massa sono fattori di nuove relazioni sociali che evocano privazioni di senso, solitudine sociale, isolamento.

E sono proprio le precarizzazioni, le liberalizzazioni e le privatizzazioni la chiave di lettura di questi dati.

Dice nulla che gli unici prezzi che «reggono» sono i prezzi amministrati?

L’impoverimento di massa è evidente.

Lo stiamo ribadendo da tempo.

Non è l’effetto del “catastrofismo” della RdB/CUB.

E’ frutto, invece, di una politica trasversale e di una manovra economica basata su privatizzazioni, cartolarizzazioni, bassi rinnovi contrattuali e taglio delle tasse ai ricchi.

Siamo in una spirale in cui convivono manovre di bilancio antipopolari, stagnazione economica ed aumento del deficit.

Dobbiamo voltare drasticamente pagina.

Ma la nostra forte preoccupazione e che anche con un eventuale cambio “di guardia” a Palazzo Chigi, si torni a ripercorrere la vecchia politica liberista “temperata”, tanto cara anche a Cgil, Cisl e Uil, che è stata propedeutica a questa “selvaggia”.

Le note vicende di ciò che accade a Bologna con il governatore della città, il "cileno" Cofferati, e la scalata del capitano coraggioso dell'Unipol con tutte le sue ramificazoni, sono oscuri presagi.  

 

Occorrono, invece, terapie d’urto che ridistribuiscano le risorse, pongano al centro questione sociale, salariale, previdenziale, tassino le grandi rendite, rilancino un intervento pubblico qualificato.

 

Il conflitto sociale che la RdB/CUB praticherà, costringerà a percorrere questa strada obbligata.

 

E con questo impegno di lotta, che vi auguriamo un buon anno.