Smart Working Lavoratori Fragili: un bel papocchio!

Roma -

Sono mesi che stiamo aspettando che l’Amministrazione dia un segnale di buona volontà e di attenzione verso le lavoratrici e i lavoratori fragili, considerando anche che le risorse umane sono il primo e più importante strumento di gestione e di attuazione delle scelte di policy. In tutto questo tempo, l’Amministrazione non solo ha reso manifesto un immobilismo che non ha visto proporre - né tantomeno realizzare - alcuna politica attiva nei confronti di questo personale ma ha addirittura smantellato uno dei pochi istituti che garantivano un a migliore salvaguardia per la loro salute.

Ora, lo schema di documento integrativo alla Policy recante indicazioni in materia di lavoro agile per il personale in condizioni di maggior esposizione a rischi per la salute inviato alle Organizzazioni Sindacali fa nascere molte perplessità.

Sinceramente al MEF dalla data di emanazione della Direttiva Zangrillo, il cui fine è “sensibilizzare la dirigenza delle amministrazioni pubbliche ad un utilizzo orientato alla salvaguardia dei soggetti più esposti a situazioni di rischio per la salute degli strumenti di flessibilità”, ancora non si è mosso nulla e cantare vittoria per questo schema di documento integrativo sarebbe fuori luogo. Infatti, fino ad ora si è assistito solo ad una progressiva erosione dell’istituto dello smart working per i fragili, tanto che alcuni Uffici sono arrivati anche ad azzerarlo in maniera unilaterale e senza alcuna logica organizzativa.

Lo schema ancora in fase di adozione (e intanto il tempo passa…) pone lavoratrici e lavoratori certificati “malati fragili” dal Medico competente e la cui patologia è inclusa nel D.M. Salute del 4/2/2022 nella condizione paradossale e ridicola, se non fosse che riguarda gente malata, di dover ricompilare apposita istanza e produrre una certificazione del proprio medico che attesti “l’attualità della maggiore esposizione a rischi della salute”. USB ritiene ancora vigente il D.M. Salute del 4/2/2022 nella parte che individua le patologie e le condizioni per le quali si è stati dichiarati fragili e, di conseguenza, considera pretestuoso e ridondante la richiesta di una certificazione di attualità del rischio.

USB esprime grande preoccupazione perché sembrerebbe che l’Amministrazione preveda che documenti e certificazioni mediche con contenuto di dati sensibili vadano trasmessi al Dirigente e che, peggio ancora, non il Medico competente ma lo stesso Dirigente valuti, a seconda delle condizioni certificate, l’articolazione flessibile più idonea. Tante domande ci sorgono spontanee, alcune fra le molte… Per il Medico competente non è previsto alcun intervento nella procedura se non quella di mero archivista? Se così non fosse e il suo parere risultasse discorde da quello del Dirigente, che ripetiamo non dovrebbe proprio mettere né occhi né bocca su patologie dei dipendenti dell’Ufficio, quali sarebbero le conseguenze per i lavoratori? Vogliamo lasciare il beneficio di un piccolo dubbio a quanto sopra detto perché l’Amministrazione non ha trasmesso alle OO.SS. l’allegato citato nel documento (così detto “all. 1”) e questo ci impedisce di fare una valutazione coerente di tutto l’impianto della procedura ma grandi restano le perplessità di ammissibilità.

Certamente, con un sì fatto impianto assistiamo all’ennesima umiliazione di lavoratori e lavoratrici con, purtroppo, patologie croniche gravi già ampiamente documentate e verificate, anche da medici fiduciari presso l’Amministrazione.

Non ci siamo! Ci aspettavamo un cambio di passo dall’Amministrazione e non certo in negativo.

 

USB P.I. MEF