Ferrara-Consip: ultimo atto!

Roma -

La nostra organizzazione sindacale ha già scritto su questa vicenda scandalosa che coinvolge il MEF. Lo abbiamo fatto quando la questione non era ancora chiara. Oggi siamo di fronte alla sua declinazione politica, al tentativo di sgonfiare gli aspetti giudiziari della corruzione e della fuga di notizie in merito all’inchiesta partita dalla procura di Napoli e oggi trasferita a quella romana.

L’ultima deposizione di Luigi Ferrara gli è costata l’iscrizione al registro degli indagati per false dichiarazioni. Le testate giornalistiche in questi giorni sostengono la tesi che il Consigliere Ferrara sia stato “costretto” ad una marcia indietro rispetto alla prima deposizione rilasciata ai magistrati napoletani, inversione sembrerebbe voluta dai renziani del PD nel tentativo di evitare la discussione parlamentare sull’azzeramento del Consiglio d’Amministrazione della società Consip. I giornalisti e i magistrati si chiedono se la versione di Ferrara sia mendace con la procura di Napoli o con la magistratura romana, in ogni caso di menzogne si tratterebbe.

L’ultima deposizione del Consigliere Ferrara, riferisce La Repubblica on line del 20 giugno 2017, è stata così confusa da non poter essere trascritta correttamente, ma questo non ha impedito al Ministro Padoan di sostenere l’assurda posizione per cui le dimissioni dei membri del MEF dal Consiglio d’Amministrazione di Consip è dovuto alla valorizzazione dell’ottimo lavoro svolto dalla società. È difficile, alla luce di quello che sta succedendo, sostenere un “buon lavoro”, considerando i personaggi coinvolti che vanno dai vertici dell’arma dei Carabinieri a politici illustri come Lotti, prima consigliere di Renzi, oggi Ministro del Turismo del governo Gentiloni e il padre dello stesso Renzi, Tiziano, sino ad arrivare a Italo Bocchino (ex parlamentare di Alleanza Nazionale) che di Romeo è consulente. Ecco il rigore formale del Consigliere Ferrara infrangersi nello scandalo politico e di corruzione di importanti personaggi Consip, gli stessi che il Ministro Padoan ha voluto mantenere sino al limite della decenza e che poi si sono dimessi silenziosamente, come Marco Gasparri (attualmente detenuto) alto dirigente della Consip che sembrerebbe essere stato corrotto da Romeo per avere “informazioni di prima mano” sugli appalti della centrale acquisti della Pubblica Amministrazione.

È giusto ricordare alcune fasi storiche che forse non hanno niente a che vedere con lo scandalo, ma che inducono conclusioni cariche di perplessità. Nel 2014 il Capo Dipartimento del Personale, Presidente protempore della Consip, dott.ssa Baffi, viene sostituita in gran fretta e al suo posto è nominato Luigi Ferrara, già vicesegretario generale della Presidenza del Consiglio guidata da Matteo Renzi. Nello stesso anno la Consip indice una gara per 2,7 miliardi di Euro per il Facility management, lo stesso appalto che ha generato lo scandalo che ha investito la Consip e il MEF come unico azionista della società.

Il Consigliere Ferrara ha caratterizzato la sua funzione da Capo Dipartimento del Personale all’insegna del rigore formale e ha chiuso una stagione di vere relazioni sindacali al MEF, trasformandole in decisionismo datoriale. Un Capo Dipartimento che ha tentato di scegliersi gli interlocutori sindacali, che ha introdotto il sistema di valutazione della performance dei dipendenti, che ha voluto esami selettivi per le misere progressioni economiche nelle aree, che ha scambiato tale formazione come formazione istituzionale, seppur legata esclusivamente alle progressioni, che nel tentativo di facciata di ridurre i costi di gestione degli immobili ha avviato una serie di migrazioni dei dipendenti da una sede all’altra alcune del resto neanche idonee come sta dimostrando il trasferimento della RTS di Roma nei locali di Piazza Mastai carichi di amianto mai bonificato. Sempre il Ferrara ha dato il via ad un numero considerevole di interventi di ristrutturazione e manutenzione nella sede di via XX settembre, 97, dimenticando che ormai da anni il cortile centrale di questa sede è circondato da grate per il pericolo di crollo dei cornicioni e che i due ingressi principali (venti settembre e via Cernaia) sono protetti da impalcature per lo stesso motivo. Un restauratore del determinismo renziano a via Venti Settembre, ecco chi è Ferrara, annullare/negare le relazioni sindacali e imporre la nuova “governance” autoritaria modello UE, che ha già dimostrato essere totalmente fallimentare e bocciata dai lavoratori. Poi con l’esplosione dello scandalo Consip emerge tutt’altra figura. Un personaggio forte con i deboli e debole con i forti e le ultime vicende lo dimostrano.

L’imprenditore Romeo, non era attento solo al maxi appalto che ha portato all’odierno scandalo, da anni imperversa al MEF e nelle altre amministrazioni pubbliche con appalti vinti in continuazione. Attenzione la Consip acquista i beni necessari al funzionamento di tutta l’amministrazione pubblica e gestisce gli appalti per tutti i lavori che coinvolgono pubbliche amministrazioni. Sarebbe interessante riuscire a capire come funzionano sia gli acquisti che gli appalti per i lavori che questa società, di proprietà del MEF, gestisce. Ma questo è un compito da magistrati e spetta a loro scoprire oltre la gara incriminata come si sono svolte e si svolgeranno le altre.

Riteniamo che per opportunità etica e per decenza il Consigliere Luigi Ferrara voglia rassegnare le dimissioni da Capo Dipartimento, anche perché il Presidente della Consip è per norma il Capo Dipartimento del Personale del MEF protempore, in queste condizioni è davvero difficile capire come si possano rinnovare i vertici di Consip senza le dimissioni dell’indagato Ferrara anche dal suo incarico istituzionale. È giusto che tutti gli alti funzionari Consip siano azzerati, ma il coinvolgimento e le responsabilità di politici e di alti gradi delle forze dell’ordine e dello stesso Ministro Padoan non vorremmo venissero ignorate.