Io sto con EMERGENCY

Roma -

Sabato 10 aprile 2010, militari afgani e della coalizione internazionale hanno arrestato 9 membri dello staff nazionale e internazionale dell’ospedale di Emergency a Lashgar-Kah.

Tra questi, ci sono tre cittadini italiani.

L’accusa è di aver partecipato all’organizzazione di un attentato che doveva colpire il locale governatore nei prossimi giorni.

Questa è la versione ufficiale fornita e rilanciata anche da alcuni quotidiani italiani.

Ma Emergency, ricostruendo l’accaduto, fornisce una versione nettamente diversa.

In una conferenza stampa, Gino Strada ha denunciato, indignato, che la polizia segreta di Karzai (la stessa che nel 2007 rapì e torturò Rahmatullah Hanefi), con l’appoggio dell’Isaf (la forza internazionale alla quale partecipano anche soldati italiani), ha deciso di colpire Emergency in quanto scomodo testimone dei crimini dell’occupazione e della guerra.

Ma la provocazione contro Emergency non vuole solo togliere di mezzo dei medici che fanno seriamente e coerentemente il loro lavoro prestando soccorso a tutti i feriti senza alcuna distinzione; il governo afgano e la coalizione internazionale vogliono, infatti, screditare e azzittire una organizzazione umanitaria che non ha mai accettato l’ipocrisia di curare gli effetti della guerra rinunciando a denunciarne le cause.

In questo, sta la coerenza di Emergency e il valore della sua indipendenza dalle logiche che hanno portato moltissime Ong e organizzazioni umanitarie dentro la zona grigia della collaborazione con gli interventi militari delle potenze occidentali.

E tutto questo avviene proprio a poco più di un mese dall’ultima denuncia di Emergency sulle violazioni del diritto umanitario durante alcuni bombardamenti.

In questo momento, quindi, non è minacciato soltanto il prezioso e indispensabile lavoro umanitario di una Ong, spesso unico vero presidio sanitario gratuito per tutti.

Sono minacciati chi la guerra la avversa e la denuncia da sempre, i principi dell’azione umanitaria, dell’amore per la pace, della difesa dei diritti umani e fondamentali di ogni persona.

Tutto questo è considerato un crimine da punire, dai warlords in Afghanistan (e il contingente italiano è parte attiva delle attività delle truppe di occupazione e della guerra) e dai loro epigoni in Italia.

Facciamo nostra, quindi, la denuncia di Gino Strada, rilanciamo e diamogli voce; doniamo nuova forza alla richiesta incessante della fine di ogni guerra e del ritiro immediato delle truppe italiane dall'Afghanistan.

Oggi, Emergency ha bisogno di noi.

"Io sto con Emergency", è lo slogan della manifestazione promossa da Emergency per sabato 17 aprile 2010, a Roma.

Per questo, è giusto essere in piazza con Emergency per affiancarla di fronte all’ennesimo attacco che sta subendo sia sul campo in Afghanistan sia da parte del governo italiano, apertamente complice dell’intervento militare.

Come sostenne proprio Gino Strada alcuni anni fa, oggi la discriminante non è più un generico discorso sulla pace ma il come ci si schiera e si lotta contro la guerra.

Per questo, sabato 17 aprile 2010 saremo in piazza insieme a tutti coloro che hanno assunto questa discriminante come valore e come principio per la loro azione politica concreta.

Ma ci saremo anche per riaffermare, ancora una volta, la richiesta del ritiro immediato del contingente militare italiano dall’Afghanistan e il rifiuto di ogni complicità dell’Italia con le guerre di aggressione verso altri popoli.

La guerra, è sempre contro i lavoratori.

 

IO STO CON EMERGENCY

NOI STIAMO CON EMERGENCY

 

sabato 17 aprile 2010

ore 14.30 - Piazza San Giovanni - Roma