TFR/TFS: la lotta continua !

Roma -

 

Cominciano ad essere noti i dati sulle adesioni alla previdenza complementare dopo la conclusione della prima fase della campagna, partita in gennaio e conclusa al 30 giugno.
Ai fondi negoziali hanno aderito circa 400.000 lavoratori su un totale di 12,2 milioni di dipendenti del settore privato.
Tenendo conto anche dei vecchi iscritti ai fondi, si arriva ad un totale di 1,5 milioni, corrispondente ad un 12,5% di adesioni.

L’obbiettivo del 40%, ipotizzato dal Governo, è lontanissimo.

Non è ancora noto il numero dei lavoratori truffati con il silenzio assenso, così come le adesioni ai fondi aperti ed alle polizze vita previdenziali.

Ma il dato politico è gia chiaro, cosi come è chiaro chi ha perso e chi ha vinto in questa campagna.
I numeri sono inoppugnabili e difficilmente riconfezionabili con trucchi interpretativi; essi segnano la forte opposizione dei lavoratori al disegno liberista del padronato e di CGIL, CISL e UIL, di ridimensionare la previdenza pubblica e sostituirla con quella privata. 
Allorché, poi, saranno noti ulteriori elementi, quali l’età degli aderenti, il progetto di previdenza complementare risulterà ancor più affossato in quanto, secondo i primi dati emersi, le adesioni sono arrivate non dai giovani ma, prevalentemente, dai lavoratori più anziani.

L’esito della campagna contro il trasferimento del TFR ai fondi pensione è, quindi, una vittoria per la CUB e per tutti quelli che si sono opposti allo scippo.
Occorre, però, continuare la forte campagna di controinformazione e di opposizione allo scippo del TFR attuato nei confronti dei lavoratori "silenti", affinchè sia consentito, a chi ha aderito ai fondi, di poterne uscire (e, magari, di riportare il proprio TFR in azienda) e di informare i nuovi assunti che sono sottoposti alla trappola dello scippo del TFR con il silenzio/assenso.

Così come occorre continuare ad opporsi al tentativo, di CGIL, CISL e UIL, di mettere le mani anche sul TFS dei lavoratori, intenzione sempre più concreta.

Grazie alla presenza e all'opposizione della RdB/CUB nell'ultima riunione, che si è tenuta all'ARAN, sono sorti, con chiarezza, problemi forti e concreti.

Un nulla di fatto, quindi, all’ARAN, nell'incontro sulla “Istituzione del Fondo Nazionale di Previdenza Complementare per i lavoratori dei Ministeri, degli Enti Pubblici non Economici, delle Agenzie Fiscali, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dell’ENAC e del CNEL". 
Il testo presentato, infatti, intendeva trovare, in primo luogo, l’accordo tra le OO.SS. per disciplinare la costituzione degli organismi istitutivi (Associati, Assemblea dei Delegati, Consiglio di Amministrazione, Presidente e Vice Presidente ec..), ed individuare le risorse necessarie al funzionamento del Fondo stesso.
Le difficoltà si sono, però, manifestate immediatamente quando, di fronte al già  variegato e non condiviso elenco dei comparti, nella proposta presentata non si dava soluzione al problema dell’armonizzazione tra le diverse basi di calcolo relative allo scippo del TFS/TFR con cui si dovrà finanziare il Fondo.
L’assoluta mancanza di chiarezza sull’eventualità di scaricare i costi di tale operazione (prelevando le risorse da quelle previste dell’accordo con il Governo per il rinnovo dei Contratti), la richiesta di differenziare la Dirigenza ed i Professionisti (che reclamano l’istituzione di un proprio Fondo), le disparità con i dipendenti privati sulla impossibilità di passaggio da un Fondo all’altro e la mancata soluzione del rapporto tra Fondo Complementare e Fondi Integrativi già esistenti per alcuni dipendenti pubblici, hanno reso evidenti le difficoltà e la necessità di aggiornare l’incontro.

Se, da una parte, la confusione sembra essere totale, dall'altra, però, è sempre più forte la determinazione di CGIL, CISL e UIL a non rinunciare al "bottino" del TFS dei lavoratori pubblici.

La RdB/CUB è in prima linea contro l'accordo nefasto sulle pensioni siglato da CGIL, CISL, UIL e UGL e contro il furto del TFR/TFS.

Continueremo a dar battaglia per la difesa e per il rilancio della previdenza pubblica.