6 DICEMBRE 2008: non dimentichiamo.
6 dicembre 2007: strage di 7 operai alla ThyssenKrupp di Torino
6 dicembre 2008: non dimentichiamo tutte le stragi e morti sul lavoro
Il 6 dicembre di un anno fa, un rogo sprigionatosi all'interno dello stabilimento ThyssenKrupp di Torino faceva strage di 7 operai: 4 bruciati vivi, altri 3 dopo giorni di terribile agonia.
Nella fabbrica in smobilitazione della multinazionale tedesca, il padrone aveva imposto turni di lavoro di 12 ore.
Alcuni degli operai uccisi lavoravano con più di 4 ore di straordinario alle spalle.
Così ThyssenKrupp incrementava i propri profitti risparmiando sulla manutenzione e sulla sicurezza.
Sette vite bruciate e sette famiglie lasciate nella disperazione.
Forte fu la commozione e l'eco in tutto il Paese.
La strage alla ThyssenKrupp colpì fortemente l'opinione pubblica per come avvenne: operai bruciati vivi come se fossimo ancora nell'800, nascondendo che questa, invece, è la "modernità" del capitalismo.
Le massime autorità dello Stato, a cominciare dal Presidente della Repubblica, dichiararono che avrebbero fatto l'impossibile affinché stragi come quella di Torino non fossero più avvenute.
Spenti pian piano i riflettori dei mass-media, la questione della sicurezza sul lavoro è sparita dall'agenda politica di governi e parlamenti, sostituita da quella, montata ad arte, della "sicurezza" nelle città, della psicosi dell'immigrato stupratore, rapinatore, pirata della strada od altro, dimenticando che secondo studi della stessa UE, le città italiane sono le più "sicure" d'Europa.
Ma, tant'è, si mandano forze di polizia e militari nelle città, e non si fa un passo per garantire incolumità e sicurezza a chi vive di lavoro.
La strage di Torino non è stata la prima e, purtroppo, non è stata l'ultima: i circa 4 morti al giorno nei luoghi di lavoro dovrebbero suonare come un sonoro schiaffo per qualsiasi società che abbia la presunzione di definirsi "civile".
Ma in Italia no: qui, non solo si continuano a varare provvedimenti assolutamente insufficienti, soprattutto dal punto di vista delle azioni di contrasto e di sanzione nei confronti delle aziende, come da quello dei poteri e delle agibilità degli RLS e degli ispettori INPS o INAIL (come il nuovo Testo Unico, Legge 81/2008), ma a questi si affiancano leggi e decreti come quello sulla detassazione degli straordinari (Legge 126/24 del luglio 2008), quello sulla deregolamentazione del mercato del lavoro (Legge 133 del 5 agosto 2008), la direttiva del Ministero del Lavoro che indebolisce i servizi ispettivi del ministero stesso e dell'INPS (settembre 2008) e, ultimo solo per tempo, il ddl 1441 quater, attualmente in discussione, che vorrebbe sterilizzare i processi e legare le mani ai giudici del lavoro.
Il segnale è, purtroppo, molto chiaro: da un parte, si continuano a garantire condizione di massima redditività delle aziende (cioè massimi profitti), dall'altra si aumenta la precarietà, si allunga l'orario di lavoro, si controllano di meno le violazioni in termini di sicurezza diminuendo, quindi, la tutela della salute e dell'incolumità del lavoratore, così come di chi vive in città o quartieri vicini ad impianti industriali: ecco, pertanto, che l'immigrato che lavora nel cantiere si trova nella stessa barca con l'operaio Fiat, con l'abitante di Taranto che respira le polveri tossiche dell'ILVA o con il valsusino che rischia di morire di amianto se partiranno i lavori del TAV.
Siamo stanchi di restare a guardare, spettatori/vittime di una macabra rappresentazione che coinvolge, direttamente o indirettamente tutti noi.
Il 6 dicembre saremo a Torino e sfileremo dalla Thyssenkrupp al Palagiustizia non solo per ricordare i nostri 7 compagni di lavoro morti nel rogo di un anno fa, reclamando giustizia in un processo che sta per entrare nel vivo, ma per ricordare tutti i lavoratori e le lavoratrici che ogni giorno perdono la vita o subiscono gravi infermità perché qualcuno, per volersi arricchire sempre di più, li fa lavorare sempre di più, sempre più velocemente e in condizioni sempre più insicure.
Il processo Thyssen è giunto ad un grande risultato, senza precedenti nella storia della giurisprudenza italiana: i lavoratori vengono ammessi dal Gup come parte lesa e, quindi, riconosciuti come parte civile in un processo contro i sei dirigenti della multinazionale tedesca per il rischio che hanno scampato a lavorare in un'azienda (peraltro già chiusa) così come, purtroppo, ha colpito i nostri cari sette compagni in quella tragica notte.
Ma sappiamo che questo non basta: siamo coscienti che sarà possibile invertire questo drammatico corso di sangue e di morte (una "guerra" che fa più vittime della guerra in Iraq o delle guerre di mafia) solo se riusciremo ad affermare un punto di vista che è, chiaramente, senza se e senza ma: quello di salvaguardare la salute, la sicurezza nei luoghi di lavoro e di fare sempre e comunque gli interessi delle lavoratrici/ori scegliendo fino in fondo, e senza ambiguità, da che parte stare, ossia dalla parte di chi lavora con orgoglio e dignità.
I morti sul lavoro non sono mai una fatalità: è il costo che si paga per la realizzazione del profitto.
I morti sul lavoro sono parte della brutalità e della violenza del sistema capitalista. Protetti da leggi che tutelano la proprietà privata dei mezzi di produzione, lo sfruttamento e il profitto, i padroni hanno impunità e licenza di uccidere.
Quindi, non si tratta di "destino" o di "tragica fatalità".
L'aumento dello sfruttamento e il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro sono la causa principale degli infortuni, dei morti sul lavoro e di lavoro.
Per questo facciamo appello alle lavoratrici e ai lavoratori, alle associazioni dei familiari, ai medici e ai giuristi sinceramente democratici, agli ispettori del lavoro, dell'INPS e dell'INAIL, ai giornalisti coscienziosi, ai giovani e agli studenti che in queste settimane stanno difendendo il loro futuro, a partecipare e a sostenere questa manifestazione.
Perché se non lo facciamo noi, non lo farà nessuno al nostro posto.
Torino il 6 dicembre 2008
Manifestazione con concentramento di fronte allo stabilimento ThyssenKrupp
Corso Regina Margherita 400, ore 09.30