Cartolarizzazione: l'incontro del 29.1.2007
Pur posticipata alle 17.30, ieri pomeriggio si è tenuta la riunione con l'amministrazione, alla presenza dell'autorità politica, sulle famose risorse aggiuntive in attuazione dell'art.3, comma 165 della legge 350/2003.
La riunione è arrivata subito dopo un precedente incontro tecnico, che si è svolto il 26 gennaio 2007, nel quale l'amministrazione si era resa disponibile a fornire eventuali chiarimenti in relazione alla documentazione fornita alle OO.SS. e che la RdB/CUB ha pubblicato sul suo sito web (relazione illustrativa, ipotesi di riparto delle risorse di cui al DM del 29.12.2006, riparto delle risorse del DM 7.7.2005 e tabelle allegate ai DDMM 7.7.2005 e 29.12.2006).
Quindi, l'incontro tecnico doveva essere propedeutico e risolutivo per la riunione del 29 gennaio 2007.
Non ci soffermiamo più di tanto su quanto accaduto sul "tavolo tecnico" in quanto è risultato da una parte, del tutto inconcludente e, dall'altra, una ulteriore opportunità per chi sta tentando di dilatare consapevolmente i tempi per l'erogazione delle risorse in questione.
In realtà, i contorni dell'intera vicenda possono essere facilmente delineati.
Ci troviamo nel bel mezzo di una campagna stampa diffamatoria rivolta nei confronti dei lavoratori pubblici che vengono additati come dei "fannulloni" e "nullafacenti".
Ma non occorre più la speciale authority del Prof. Ichino, perchè ci hanno pensato Cgil, Cisl e Uil con il loro memorandum d'intesa sul pubblico impiego.
Infatti, Cgil, Cisl e Uil si propongono come gli esecutori materiali dei contenuti del memorandum, con un nuovo modello di relazioni sindacali che passa dalla concertazione all'attuazione dei progetti del governo.
In questo contesto, l'authority per la pubblica amministrazione non è necessaria perché Cgil, Cisl e Uil ne assumono il ruolo.
Saranno loro, attraverso i rinnovi contrattuali, che realizzeranno le politiche governative per la P.A.
Così, dopo essersi trasformati in veri e propri promotori finanziari attraverso la gestione di TFR e TFS, Cgil, Cisl e Uil, assumono il nuovo ruolo di esecutori materiali delle strategie di governo che garantisce, a loro, il monopolio della rappresentanza sociale.
Non a caso, sono stati gli unici interlocutori in questa fase di profonde trasformazioni che riguardano la P.A.
Si accelera, quindi, il processo di aziendalizzazione della P.A. che assume le modalità, i contenuti e i modelli dell'impresa.
Demagogicamente giustificata, per un recupero di funzionalità ed efficienza, in realtà per procedere al taglio di spesa e costruire un apparato statale al servizio dell’imprenditoria privata.
Il modello che si vuole costruire, ora, è un modello di una P.A. completamente sottomessa alle scelte politiche del governo e al servizio dell'impresa operando solo ed esclusivamente a favore di quest'ultima.
Quindi, un modello organizzativo improntato a quello dell'impresa che presuppone la disarticolazione del sistema di garanzie che ancora governa la P.A.
E la condizione di estremo impoverimento dei lavoratori pubblici deriva oltre che dalle politiche di moderazione salariale perpetuate negli ultimi quindici anni, anche da quelle praticate tuttoggi e trascritte, in nome del contenimento della spesa e della produttività, nelle intese siglate tra governo e i sindacati confederali.
Ed è proprio per questo che l'erogazione di queste risorse aggiuntive, riveste un ruolo fondamentale per il bilancio familiare di migliaia di lavoratori.
Ora, dopo "lo scandalo" di quanto successo nel 1995, il ministro Tommaso Padoa Schioppa, per acquietare i salotti dell'alta finanza e della confindustria, dimezza, con la sua finanziaria, le entrate accorpando due anni in uno e, per il futuro, dispone che il fondo non dovrà mai superare il 90% della somma assegnata per il 2004.
Questa operazione, accompagnata da una manciata di seri principi meritocratici, conquista gli elogi degli organi di stampa padronali.
Ma non termina qui.
Infatti, per dare un segnale di forte discontinuità, il ministro firma il 29 dicembre 2006 solo il decreto nel quale applica le percentuali sulle risorse introitate e le assegna rimandando, al confronto sindacale, la loro ripartizione per i tre comparti: MEF, Agenzie Fiscali e Monopoli.
Quindi, anche ieri, così come negli ultimi giorni, abbiamo assistito da un lato, alla parte pubblica che, proponendo, se pur con qualche lieve aumento in favore delle agenzie fiscali e rendendosi disponibile per ulteriori ritocchi in alto, le percentuali di suddivisione del 1995, ricerca l'intesa e la condivisione delle OO.SS. su un atto politico che dimezza le risorse e colpisce i lavoratori.
E, dall'altro, al comportamento dei sindacati confederali e autonomi che, senza freni inibitori, tentano di far pendere la ripartizione delle somme più da una parte che dall'altra (in realtà, tutta in favore delle agenzie), ponendo in conflitto tra loro i lavoratori interessati.
A questo, chiaramente, si devono aggiungere i contratti integrativi siglati da Cgil, Cisl e Uil fondati solo sulla certezza di modelli di produttività individuale e meccanismi incentivanti, ma non sulla disponibilità di somme certe.
Insomma, ancora una volta, viene presa come riferimento, la centralità dell'impresa anzichè del lavoro.
La RdB/CUB MEF, nei suoi vari interventi, oltre ad aver denunciato le responsabilità politiche del dimezzamento delle risorse, ha stigmatizzato questo assurdo gioco al massacro e, con maggiore determinazione, ha posto al centro dell'attenzione la necessità di un nuovo modello contrattuale che metta, in primo piano, il recupero salariale in relazione alla perdita del potere d'acquisto di questi ultimi quindici anni.
Pur consapevoli della natura delle somme, la RdB/CUB MEF ha rivendicato l'obiettivo di rendere certi e continui i fondi aggiuntivi con la conseguente stabilizzazione sul salario tabellare.
Per questo, la RdB/CUB MEF ha chiesto alla parte pubblica di assumersi la responsabilità politica dell'emissione immediata del decreto di ripartizione delle somme tra i vari comparti e l'immediata attivazione del tavolo contrattuale per la definizione della quota di spettanza dirigenziale, per l'assegnazione dei fondi ai dipartimenti e per l'individuazione dei criteri equi e solidali necessari per l'erogazione.
I LAVORATORI NON POSSONO PIU' ASPETTARE !