CCNL FUNZIONI CENTRALI: LA CISL PROCESSA LE INTENZIONI DEGLI ALTRI PER NASCONDERE LA FIRMA DI UNA PORCATA.

Roma -

Il contratto di lavoro è una cosa seria perché rappresenta uno degli strumenti fondamentali per il miglioramento delle condizioni salariali e normative delle lavoratrici e dei lavoratori.

Dalla sostanza di un contratto si chiarisce anche la dignità che Governo di turno e firmatari attribuiscono alle lavoratrici e ai lavoratori ai quali si rivolge.

A prescindere dalla narrazione il CCNL appena firmato per le Funzioni Centrali non assolve nessuno dei suoi compiti: attacca salario, diritti e dignità.

  • VALORE DEGLI AUMENTI: QUANDO OMETTERE EQUIVALE  A MENTIRE - La malafede della CISL sulle cifre del rinnovo è palese nel momento in cui si omette di rapportarle all’aumento del costo della vita. Solo così si pesa davvero il valore degli aumenti. A fronte di un’inflazione certificata dall’ISTAT ad oltre il 16% nel triennio di riferimento CISL e compari   chiudono, entusiasti, un contratto al 5,78%, facendo così perdere oltre il 10% del potere d’acquisto ai dipendenti pubblici in un momento in cui solo far quadrare i conti a fine mese è un atto di straordinario eroismo contabile. Continuare con la supercazzola che i contratti precedenti sono stati chiusi con percentuali minori di aumento, tra il 3 e il 4%, è una vera e propria mistificazione della realtà  in quanto hanno garantito almeno il recupero dell’inflazione del triennio di riferimento.
TRIENNIO        INFLAZIONE IPCA      AUMENTI        POTERE D'ACQUISTO

2016 2018

 

2,5

 

 3,48

 

  0,98

2019 2021     2,4       4,07         1,67
2022 2024    16,5   5,78   -10,72
  • LE “GRANDI CONQUISTE” DI CISL e Co. - Le “grandi conquiste” di CISL & CO. sul piano normativo – la “settimana corta” e il buono pasto in Smart Working – si riducono invece a norme non vincolanti e per lo più discrezionali per le amministrazioni. Per il buono pasto in Smart Working non solo non era necessario il CCNL – bastava una circolare essendo a costo zero – ma averlo messo in relazione alla presenza in servizio costituirà un vero e proprio problema interpretativo più che una soluzione. La settimana corta – a parità di orario e salario e con la perdita di giorni di ferie e permessi – costituisce addirittura un ritorno al passato, prima della conquista delle 8 ore lavorative giornaliere. Oltre agli evidenti problemi di tutela della salute e sicurezza, una giornata di lavoro di 9 ore e 30 minuti discrimina in particolar modo le lavoratrici, sulle quali continua a gravare la maggior parte del lavoro di cura di bambini e anziani e per le quali sarà quasi impossibile “sparire” per intere giornate.
  • C’È IL DIRITTO E… CHI FA IL DRITTO In questo contratto si fa poi una certa confusione sul concetto di diritto: da una parte si continua a non tutelare quello alla malattia, che continua ad essere tassata per i primi 10 giorni come se ammalarsi fosse una colpa, e dall’altra, si eleva a “diritto” il mantenimento a vita, dopo 8 anni, della posizione organizzativa attribuita su basi discrezionali dai dirigenti ad alcuni ma finanziata col fondo economico di tutti i lavoratori.
  • IL SINDACATO CHE SERVE NON È QUELLO SERVILE! - Più di tutto però dovrebbe colpire non tanto e non solo la firma – ingiustificata ed ingiustificabile, anche nella fretta di chiudere un pessimo contratto – ma la rivendicazione nei fatti di una funzione che non ha nulla di sindacale ma molto di servile nei confronti della politica e di questo governo. La funzione sindacale, nel suo significato più nobile, è quella di migliorare le condizioni di vita e lavoro, con tutti i mezzi e gli strumenti a dispo sizione anche attraverso il conflitto (e quindi gli scioperi) che non è una parolaccia, ma il modo attraverso il quale si sono ottenute le migliori conquiste sociali di questo paese, a partire dal Servizio Sanitario Nazionale.
  • LA DEMOCRAZIA: LAVORATRICI E LAVORATORI AL CENTRO - La CISL scommette sulla futura firma di chi oggi rifiuta quel contratto, facendosi forte dell’esistenza di una norma antidemocratica da loro stessi voluta e difesa, che lascia fuori dai tavoli integrativi coloro i quali non certificano il peggioramento delle condizioni dei lavoratori: ecco la loro vera natura! Del resto questi “sinceri democratici”, sono talmente convinti di avere il consenso delle lavoratrici e dei lavoratori che si stanno battendo all’Aran per posticipare il più possibile le prossime elezioni RSU. Noi, come sempre, lasceremo la parola ai lavoratori e alle lavoratrici: lo faremo nelle piazze, nelle assemblee e attraverso un referendum che in tutti i luoghi di lavoro renderà evidente il reale significato dell’essere sindacato dalla parte di chi lavora.