Comma 165... niente di nuovo sotto il MEF...
Ieri, 29 gennaio, abbiamo partecipato alla terza riunione presso il MEF (Ministero Economia e Finanze) sulla questione del comma 165.
Mai come in questo momento l'azione sindacale deve essere sostenuta dall'attenzione critica dei Lavoratori, i quali, distratti dagli esiti delle procedure concorsuali, non devono dimenticare che anche su questo tavolo si sta giocando una partita importantissima per il loro futuro.
Un tavolo negoziale non può darsi come unico mandato quello di decidere sulla ripartizione dei fondi del comma 165. Non possiamo accettare il confronto sulla ripartizione di queste risorse tra Ministero, Dipartimento Politiche Fiscali, Monopoli e Agenzie Fiscali perché non abbiamo accettato prima di tutto che le regole del comma 165 siano state riscritte in corso d'opera.
Il sottile gioco della controparte è quello di indebolire tutto il fronte sindacale e a maggior ragione quello più conflittuale, cioè il nostro, con un'operazione che tende a mettere in contrapposizione gli interessi dei soggetti coinvolti. Il salario accessorio dei Lavoratori delle Agenzie Fiscali sembra essere così messo in discussione dall'avidità dei Lavoratori del Tesoro; il Dipartimento Politiche Fiscali, in ragione della sua incerta identità, viene considerato talvolta una costola delle Agenzie, tal'altra un'appendice del MEF. E all'interno delle Agenzie poi, si consuma una lotta intestina tra Entrate, Dogane e Territorio, con reciproche accuse di eccessivi appetiti finanziari.
Questo, in sintesi, è il migliore riassunto delle puntate precedenti che possiamo fare.
A noi interessa superare il paradosso per cui a fronte di una produttività sempre più spinta non ci sono risorse certe e stabili per la sua remunerazione.
Aver coperto il fabbisogno di due annualità con una cifra che bastava a finanziarne una significa, di fatto, aver ridotto al 50% gli stanziamenti per pagare la produttività.
Questa operazione è stata giustificata dal Governo con la necessità della neutralità finanziaria, ma in effetti è stata condotta con meri artifici contabili. L'idea stessa di neutralità finanziaria si presta a qualsiasi interpretazione e da sola non basta a giustificare una simile aggressione del nostro salario accessorio.
A noi può interessare solo un confronto sulle nuove regole di finanziamento del comma 165, sulle nuove regole per la sua stabilizzazione, incardinate in una modifica legislativa che non può prescindere dall'abrogazione delle norme introdotte a fine 2006.
Ciò che ci importa però, è il fine e non il mezzo. Se il risultato può essere meglio e più presto raggiunto, facendo leva sui meccanismi contabili di finanziamento del contratto d'Agenzia, anziché puntare alla modifica normativa, ben venga quel risultato. Nell'immediato, abbiamo ben presente il fatto che i fondi per il 2005-2006 sono insufficienti e devono essere incrementati.
Anche qui ciò che ci importa è il fine e non il mezzo. Si possono ripescare i 43 milioni di euro che il decreto Padoa-Schioppa ha destinato al potenziamento dell'Amministrazione economica e finanziaria; si possono modificare le percentuali fissate per il finanziamento delle due annualità. Non ci sono limiti alla fantasia di una finanza che era e purtroppo ci appare ancora molto creativa.
Se si vuole, si può.