DF: l'INDECENZA

Roma -

L’indecenza può assumere diverse sembianze: ora, quella di ciò che non è adeguato socialmente; ora, del non corretto.

Ma quella raggiunta martedì 9 marzo 2010 con l’accordo sull’utilizzo del fondo di sede 2008 (1.403.291,47 euro) per il personale in servizio presso le Direzioni del Dipartimento delle Finanze - ex Uffici Centrali, ivi compreso quello in supporto agli uffici del Gabinetto, del Se.C.In, del Comando Generale della G.d.F. e del Se.C.I.T., non ha né limiti né oggettivazioni adeguate.

L'accordo (in allegato) giunge a termine di una serie di appuntamenti inconcludenti, avvenuti a distanza di mesi l’uno dall’altro, con una amministrazione che ha colpevolmente ritardato l'erogazione delle somme a causa della riproposizione della stessa identica proposta, senza cedere di un millimetro.

A questo, inoltre, si aggiunge l'equivalente responsabilità dei soliti sindacati collaborazionisti, di cui la parte pubblica ne beneficia ampiamente, che hanno siglato l'intesa e permesso questo ulteriore fendente alle condizioni di vita e di lavoro dei colleghi del Dipartimento delle Finanze.

Risulta, in questo quadro, ridicolo il rimando al "momento socio economico" edotto a giustificazione della firma, in quanto proprio queste sigle sindacali sono i migliori sostenitori dell’economia nazionale, delle compatibilità economiche, dell'invarianza della spesa, della salvaguardia innanzitutto dei profitti dei padroni.

 

L'accordo del 9 marzo 2010, in realtà, non definisce i criteri per la remunerazione delle somme ma, bensì, una chiara distinzione di classe e di genere.

Si costruisce un impianto schizofrenico costituito da tre odiose e intollerabili fasce di merito supportate da un paranoico calcolo della quota giornaliera.

Di fatto, l'amministrazione e i sindacati collaborazionisti, hanno da tempo pianificato il costo delle giornate lavorate da remunerare, l'importo e i destinatari.

Si mette, quindi, nelle mani esclusive della dirigenza (che ha già accreditato, nella busta paga di marzo, gli importi degli incarichi aggiuntivi e della cartolarizzazione), persino senza contraddittorio, l'intera somma da distribuire.

Un sistema classista di valutazione applicato con effetto retroattivo, nella piena discrezionalità della dirigenza peraltro cambiata, con oltre 200 lavoratori trasferiti presso altri uffici e pensionati che si vedranno attribuire pagelle da perfetti sconosciuti e senza avere il diritto di analizzare e ribattere tali valutazioni.

L'inserimento, solo nella fascia più bassa, dell'equiparazione di alcune tipologie di assenza da considerare presenza effettiva, per un massimo di 30 giorni, è la dimostrazione dell'odio e del disprezzo che l'amministrazione e i sindacati firmatari, riservano ai lavoratori del dipartimento.

Insomma, si colpiscono, ferocemente, i diritti e le salvaguardie di una ampia categoria di lavoratori: le donne, i malati, i più deboli.

 

Secondo questo accordo, il lavoratore che si porrà la domanda della collocazione in prima fascia, dovrà, necessariamente rispecchiare positivamente alcune caratteristiche che vi elenchiamo:

  • non essere donna e, se disgraziatamente lo si è, non rimanere incinta;
  • non usufruire di giorni di lutto, salvo che l'evento luttuoso accada di sabato e di domenica;
  • non essere citato dal giudice a testimoniare, praticando la sana abitudine di "farsi gli affari propri";
  • non assistere il proprio figlio gravemente infermo; evitabile se si rientra nella prima fattispecie elencata;
  • non usufruire della legge 104; quindi, nascondere assolutamente la propria menomazione;
  • non incorrere in infortuni sul lavoro; in caso contrario imputare l'evento alla fatalità;
  • non donare assolutamente sangue, midollo osseo o, addirittura, un rene; disprezzare, quindi, chi lo esercita periodicamente e denigrare l'alto significato sociale e di grande solidarietà umana;
  • non sottoporsi ad operazioni neoplastiche, di forme tumorali e, soprattutto, evitare di ricorrere a chemioterapia e radioterapia.

Comunque, occorre sottolineare che, pur rispettando scrupolosamente tutti i punti, l'intesa non permette la garanzia di essere collocati nella prima fascia, poiché il "grado di responsabilità e di partecipazione" è criterio esclusivo del dirigente.


E' ora che i lavoratori si ribellino a tutto questo, rivendicando DIRITTI, SALARI E DIGNITA'.

Le RdB MEF, hanno programmato una serie di assemblee dei lavoratori in tutti i posti di lavoro del Dipartimento delle Finanze.

Insieme, costruiamo le lotte e il rifiuto a questa INDECENZA.