Fondi 165: i criteri e i parametri oggettivi

Roma -

L'amministrazione ha anticipato, alle organizzazioni sindacali, il testo della proposta per l'attuazione dell'art. 3, comma 165 della legge 350/2003 (la cosiddetta cartolarizzazione) che sarà oggetto, unitamente allo schema di regolamento di organizzazione del ministero, dell'incontro che si terrà venerdì 20 aprile 2007, alle ore 16.30.


La parte politica e l'alta dirigenza del dicastero, quindi, formalizza quanto annunciato verbalmente nella riunione di venerdì 13 aprile, dopo aver ricevuto il nulla osta politico, evidentemente, dal ministro Tommaso Padoa Schioppa.

In quella occasione, abbiamo espresso la nostra prudenza su quanto anticipato dal sottosegretario di stato, riservandoci ogni valutazione solo dopo aver "letto" la proposta.

Non ci siamo sbagliati e abbiamo fatto bene.

Il testo pervenuto pervenuto (scaricabile dal nostro sito web www.rdbtesoro.it) oltre a non recepire nulla della controproposta elaborata dalla RdB/CUB MEF (unica O.S. ad aver formulato un documento alternativo) introduce, per la quota del 30%, modalità e criteri che colpiscono, ancora una volta, i lavoratori del MEF privandogli del diritto solidale al risarcimento salariare come integrazione parziale per le penose ed estreme condizioni economiche in cui si trovano.

Presenze effettive, valutazione dei risultati degli uffici di appartenenza, sanzioni disciplinari e la sottoscrizione di un impegno delle parti per individuare, per la prossima "cartolarizzazione", criteri e parametri oggettivi da utilizzare per la valutazione dell'apporto individuale del personale, sono le novità della proposta partorita dalla parte pubblica e sulla quale già si raccolgono i pareri positivi di molte organizzazioni sindacali collaborazioniste.

In realtà, anche la RdB/CUB MEF sta tentando di individuare, per esempio, "criteri e parametri oggettivi" nella lettura delle dichiarazioni dei redditi di ministri, deputati e senatori (in modo bipartisan) relative all'anno 2005 e rese note nei giorni scorsi.

Berlusconi, come si poteva immaginare, distanzia tutti di molte misure ma, anche gli altri politici del suo partito e della coalizione, non se la passano, poi, mica male.

Ai primi posti nella top ten dei più ricchi di Montecitorio ci sono ben cinque deputati di Forza Italia (Maurizio Paniz, Gaetano Pecorella, Denis Verdini, Simeone Di Cagno, Rocco Crimi), due di AN (Giuseppe Consolo, Maurizio Leo), uno dell'Udc (Michele Vietti).

Oltre all'outsider Angelo Piazza, della Rosa nel Pugno.

Al Senato, il portafogli più gonfi sono quelli di Dario Fruscia (Lega), che dichiara 1.120.047 euro, e di Niccolò Ghedini, avvocato del Cavaliere, che presenta un biglietto da visita di 1.114.814 euro.

Tra le signore, guidano la crociata per il benessere Daniela Santanché (An) e Gabriella Carlucci (FI), che dichiarano oltre 250.000 euro.

Ma, anche nella compagine governativa di centro sinistra, c'è chi guadagna bene.

In primis Giuliano Amato, che supera quota 400.000 euro, seguito a ruota da Luigi Nicolais (Funzione pubblica), 373.571 euro, Paolo De Castro (Politiche agricole), 346.369, Tommaso Padoa Schioppa (Economia), 312.728, Linza Lanzillotta (Affari regionali), 312.638, Clemente Mastella (Giustizia), 305.691 euro.

Sopra i duecentomila si piazza Arturo Parisi (Difesa) con 202.225 euro.

Sei ministri viaggiano tra i 150 e i 200 mila euro: Fabio Mussi (Università) con 191.782, Antonio Di Pietro (Infrastrutture) con 187.716, Giuseppe Fioroni (Pubblica istruzione) con 187.414, Massimo D'Alema (Esteri) con 174.078, Alfonso Pecoraro Scanio (Ambiente) con 168.780 ed Emma Bonino (Affari europei) con 157.990 euro.


In queste dichiarazione dei redditi, quindi, di "criteri e parametri oggettivi" non vi è traccia.

Non riusciamo ad individuare "criteri e parametri oggettivi" nemmeno nel regolamento di organizzazione del MEF che taglia sedi, servizi e predispone l'epurazione di migliaia di lavoratori e neppure nei 2,5 miliardi del "tesoretto" messi sul tavolo dal Ministro Tommaso Padoa Schioppa, nell'incontro con le parti sociali che si è tenuto ieri a Palazzo Chigi.

Considerato che il "tesoretto" è, in massima parte, costituito dall'Irpef del lavoro dipendente, non vè dubbio che dovrebbe restituire, prima di tutto, ossigeno alle famiglie, in particolare a quelle dei lavoratori a reddito fisso che, negli ultimi anni, per far fronte alle spese si sono indebitate oltre misura con le forme di credito al consumo.

Denaro, invece, che secondo il ministro TPS non sarà destinato agli statali in quanto la pubblica amministrazione, "ha già le risorse e non ne avrà altre".

Altre risorse si troveranno, dunque, dalle "economie di spesa", ovvero dai tagli alla pubblica amministrazione (tra cui lo smantellamento del MEF), dall’applicazione del memorandum sulla P.A. siglato tra Governo e CGIL, CISL, UIL e dall’accorpamento degli enti previdenziali.


La RdB/CUB MEF, quindi, 
NON CONDIVIDE il testo proposto dall'amministrazione sulle risorse aggiuntive derivanti dal comma 165 e, salvo profonde modifiche, NON LO FIRMERA'.

Esprimiamo, da subito, la nostra chiara e coerente posizione affinché nessuno possa specularci sopra.

Venerdì 20 aprile, daremo battaglia affinché siano portate sostanziali modifiche all'accordo, per la stabilizzazione delle risorse da distribuire in modo equo e solidale tra i lavoratori.

 

Continueremo a lottare per l'individuazione di ulteriori risorse, per evitare ogni taglio alla pubblica amministrazione che possa minare i diritti dei lavoratori e della cittadinanza, per l’introduzione del Reddito Sociale Minimo ai precari e ai disoccupati, per la stabilizzazione dei lavoratori discontinui, per l’abrogazione delle Leggi 30 e Treu nonché per il rafforzamento dei servizi ispettivi per combattere, davvero, lavoro nero e morti sul lavoro.

 

La dignità non ha prezzo, non si compra.