IL 23 SI SCIOPERA !

Roma -

La crisi economica materializzatasi nella chiusura delle fabbriche, nella perdita di posti di lavoro, nell’impoverimento dei salari, nel peggioramento delle condizioni di vita delle famiglie italiane sta determinando una vera e propria crisi sociale.

Il Governo invece di garantire un’equa distribuzione della ricchezza e migliorare lo stato sociale, continua imperterrito ad elargire soldi alle banche ed alle imprese.

Queste ultime pur di mantenere inalterati i loro profitti non esitano a chiudere e licenziare mettendo in mezzo alla strada migliaia di famiglie italiane: il gioco perverso è quello di socializzare le perdite e privatizzare gli utili.

In questo contesto l’attacco frontale alla P.A. è strumentale al progetto, tanto caro ai vari governi succedutisi, di smantellamento e privatizzazione dei servizi pubblici, ha subito un’accelerazione da parte di questo Governo, il quale pur di erogare fiumi di denaro alle banche e alle imprese, non ha esitato a tagliare risorse indispensabili al buon funzionamento ed all’erogazione dei servizi utili alla collettività.

Le scellerate scelte politiche, operate sul fronte della Pubblica Amministrazione, non hanno lasciato indenne il Ministero dell’Economia e delle Finanze e i lavoratori continuano a subirne gli effetti nefandi: tra tagli ai bilanci, blocchi delle assunzioni, riforme fatte sulla pelle dei lavoratori le condizioni di lavoro peggiorano di giorno in giorno.

La beffa è che il cittadino è convinto, dalla campagna mediatica sui pubblici dipendenti fannulloni, che tutto ciò che non funziona è esclusiva colpa dei lavoratori. Lo scippo della scala mobile, il furto degli scatti biennali, l’aumento degli stipendi legato ormai solo all’inflazione programmata, il passaggio dalla lira all’euro, hanno fatto sì che il potere di acquisto dei salari perda sempre più consistenza impoverendo irrimediabilmente i lavoratori.

A peggiorare le cose è intervenuto il decreto legislativo in attuazione della legge delega 15/09 che modifica il modello organizzativo della Pubblica Amministrazione distruggendone funzione, servizi e dipendenti pubblici. Inoltre in esso si afferma che il salario accessorio (F.U.A.) non può più essere erogato come produttività collettiva ma sarà legato esclusivamente alla ‘meritocrazia clientelare’.

E’ chiaro che l’applicazione di questo criterio per i lavoratori del MEF, oltre che intollerabile perché i soldi di tutti saranno distribuiti a pochi, sarà devastante perché la produttività collettiva, visto i magri stipendi, è elemento indispensabile della retribuzione.

Sul piano normativo e salariale il nuovo modello contrattuale non garantisce ma penalizza e abbassa il livello di vita dei dipendenti pubblici.

La Finanziaria 2010 non contiene risorse per il rinnovo del contratto, che da ora in poi sarà triennale, tranne il pagamento della vacanza contrattuale che ammonta a circa 12 euro lordi mensili pro capite.

Cosa dire, poi, dell’aumento dell’età pensionabile per le lavoratrici, della continua criminalizzazione dei dipendenti pubblici finalizzata al furto della dignità, della funzione sociale, del salario fisso, del salario variabile, dei diritti individuali e sociali, di ammalarsi senza perdere salario.
E’ ormai da anni che il Ministero dell’Economia e delle Finanze fa da battistrada alle politiche generali di smantellamento dei servizi e di riduzione dei diritti generali e salariali dei lavoratori.

L’introduzione progressiva di meccanismi cosiddetti premiali, concertati tra Amministrazione e CGIL, CISL, UIL, UNSA e FLP, di fatto, hanno recepito gli effetti dei provvedimenti già approvati dal ministro Brunetta e anticipato quelli prodotti dal decreto legislativo attuativo della legge delega 15/09, licenziato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 9 ottobre 2009; la riduzione del salario è sempre più consistente, pesa come un macigno sulle buste paga e getta nella miseria centinaia di lavoratori; il blocco delle progressioni professionali annullano le legittime attese e le famigerate riqualificazioni, che hanno lasciato fuori il 70% dei lavoratori del MEF, hanno mortificato la dignità e lasciato appesi gli idonei, che pur superando il corso/concorso non hanno, al momento, alcuna prospettiva; la riorganizzazione del MEF, sancita con i noti provvedimenti legislativi del recente passato, è in piena attuazione a livello centrale, accompagnata dall’indegno spettacolo dello scontro tra Dipartimenti e della spartizione dei relativi incarichi dirigenziali; a livello periferico, invece, si consuma l’agonia delle articolazioni provinciali abbandonate alla loro sorte insieme ai lavoratori.

La RdB/CUB MEF, con le mobilitazioni messe in campo in questi mesi, è riuscita a sbloccare il salario accessorio tenuto in ostaggio dall’Amministrazione; ha imposto un accordo parzialmente positivo al IV Dipartimento; ha costretto l’Amministrazione a discutere dell’acconto del FUA 2009 ed ha impugnato, nelle sedi opportune, gli accordi infami del Dipartimento del Tesoro e quello del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato.

Questo dimostra che solo la lotta e la partecipazione dei lavoratori paga e smaschera la svendita dei bisogni dei lavoratori e le menzogne dei sindacati collaborazionisti.

Occorre, quindi, rilanciare al MEF una vertenza generale che mette al centro i diritti salariali e professionali, blocchi lo smantellamento del MEF che riduce drasticamente i servizi e i posti di lavoro, prospettando mobilità per migliaia di lavoratori.

L’articolata piattaforma dello sciopero rappresenta un ampio ed esauriente programma sul quale costruire mobilitazione, lotta, organizzazione e consenso, fornendo un alternativo e concreto strumento in mano alle lavoratrici e lavoratori.

 
SALARIO
Il potere di acquisto dei salari va salvaguardato, anche, attraverso la storicizzazione del premio di produttività collettiva da erogare sotto forma di 14ª mensilità.

Qualsiasi tentativo di introdurre la meritocrazia che rievoca vecchi sistemi clientelari sarà contrastato.
La battaglia continua per la completa pensionabilità dell’Indennità di Amministrazione.

 
RIQUALIFICAZIONE
Gli effetti disastrosi delle procedure di riqualificazione cogestite da CGIL, CISL, UIL, UNSA e FLP sono sotto gli occhi di tutti.

Necessita, pertanto, il coinvolgimento alla lotta e alla mobilitazione dei lavoratori, affinché il diritto di carriera si traduca in un passaggio di livello per tutti, a partire dagli esclusi e dagli idonei.
 
SMANTELLAMENTO
La cosiddetta riorganizzazione del Mef  colpisce nei suoi effetti più nefasti l’articolazione territoriale del Ministero riducendo drasticamente i Dipartimenti provinciali e tagliando le relative dotazioni organiche.

I Dipartimenti Provinciali  da anni sono sottoposti ad una serie di cambiamenti radicali con la sottrazione delle vecchie competenze e l’aggiunta di nuove compiti, senza alcuna programmazione e riorganizzazione funzionale. Adesso  sono in attesa del definitivo affossamento e nel frattempo  vengono abbandonati completamente dall’Amministrazione centrale che aspetta solo l’intervento normativo per tagliare servizi e posti di lavoro.

La lotta nei dipartimenti provinciali del Mef è essenziale, non solo per la tutela dei lavoratori che subiranno una mobilità forzata, ma anche per contrastare il disegno generale di una pubblica amministrazione adattata solo alla logica del profitto delle imprese.

 


 
23 OTTOBRE 2009

Manifestazione Nazionale
P.zza della Repubblica - ROMA – ore 10
SCIOPERO GENERALE