Il cuneo fiscale è una truffa: ora lo dice anche l'Ufficio parlamentare di bilancio! 13 dicembre Sciopero generale

Roma -

Dal Nazionale - Un governo di cialtroni.

Non ci sono altre parole per definire una compagine governativa che ha rappresentato il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle aliquote Irpef come la risposta all’emergenza salariale: al punto che queste due misure assorbono il 60% della legge di bilancio, ovvero ben 18 miliardi su 30. Ma con quali effetti?

A dirlo è una analisi dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio che ha evidenziato che, per come sono scritte le norme, la fascia di reddito tra i 32.000 e i 40.000 euro, ovvero una parte del ceto medio che soffre la morsa dell’inflazione, subirà un inasprimento della pressione fiscale che farà schizzare l’aliquota marginale addirittura al 56%!

Il pasticcio deriva dal nuovo sistema introdotto dal governo che ha modificato il taglio del cuneo da contributivo a fiscale attraverso un doppio intervento: da un lato l’introduzione di un bonus per i redditi fino a 20.000 euro, e poi una detrazione (ovvero una riduzione dell’IRPEF da pagare) fino ai 40.000 euro di reddito. Ma quest’ultima decresce rapidamente sopra i 32.000 euro, producendo quindi un innalzamento della pressione fiscale in una fascia di reddito certamente non faraonica.

Non c’è che dire davvero un bel risultato per il governo della riduzione delle tasse!

Ma è tutta la politica che ruota intorno a defiscalizzazioni e detassazioni (ovvero bonus e mancette) a rivelarsi inadeguata per affrontare l'emergenza salariale perché scarica sullo stato sociale presunti benefici economici.

Se poi a questo aggiungiamo i rinnovi contrattuali pubblici al di sotto di ben 10 punti percentuali rispetto all’aumento del costo della vita, il quadro è completo: rinnovi contrattuali a perdere per tutti e aumento delle tasse per una determinata fascia di reddito all’interno della quale si collocano anche una parte dei dipendenti pubblici.

La propaganda truffaldina del governo fa acqua da tutte le parti ma converge in un’unica direzione: attaccare i salari delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti, aumentare a dismisura le spese militari e non intaccare minimamente gli extra profitti delle banche.

Lo sciopero generale del 13 per rivendicare salari adeguati al costo della vita e una riforma fiscale che colpisca i redditi più alti e i grandi patrimoni, è sempre più l’unica risposta possibile!