Il futuro è sfocato

Roma -

PRECARI DI RICERCA ED UNIVERSITÀ:

ASSUNTI TUTTI, ASSUNTI SUBITO, ASSUNTI DAVVERO


La pubblicazione della circolare della Funzione Pubblica sull’applicazione dei commi 519 e 520 non esaurisce il problema del precariato.

Anzi, proprio la discussione che si è aperta su quella circolare, ha messo in evidenza tutti i limiti e le contraddizioni contenuti nella norma.

Il limite delle attuali piante organiche sottostimate rispetto alle reali esigenze delle Amministrazioni, l’esclusione dal processo di stabilizzazione di tutte le forme di precariato più estreme, le risorse risibili messe a disposizione dal Governo, sono le questioni macroscopiche che sono emerse nell’analisi della norma e nell’elaborazione della circolare per la sua applicazione.

Il Governo, con questa operazione, sicuramente è molto lontano dal mantenere quanto promesso in campagna elettorale sul precariato.

Nel mondo della ricerca e dell’università, tutto questo è ancora più sentito perché alle promesse non mantenute sul precariato si è aggiunta quella degli investimenti sulla ricerca che si annunciavano copiosi e che, a tuttoggi, risultano irreperibili.

Inoltre, nei parziali processi di stabilizzazione, registriamo l’incomprensibile esclusione dei ricercatori dell’Università, per i quali Mussi ha voluto un piano straordinario di assunzioni attraverso concorsi “meritocratici” come se, chi fa il precario da dieci anni, non si sia già “meritato” il diritto ad un lavoro garantito.


Riteniamo, quindi, che oggi si debba aprire una nuova fase nella vicenda precariato per impedire che tutto si risolva con un’operazione di facciata che porta a stabilizzazione solo poche centinaia di precari.

Qualcuno continua a contrabbandare il memorandum, che peraltro non riguarda i settori della conoscenza, come soluzione del precariato, omettendo che, in realtà, disegna una P.A. del futuro sempre più ridotta negli organici e, quindi, inadeguata ad accogliere le assunzioni dei precari.

Noi pensiamo che quell’accordo faccia parte dell’opera di smantellamento di quel settore pubblico che garantisce lo stato sociale patrimonio di tutti i cittadini.

La ricerca e l’Università, sono un bene al servizio della collettività che deve essere difeso dalla strisciante privatizzazione e la stabilizzazione dei lavoratori precari, deve essere parte di un investimento reale del Governo sul settore pubblico ed, in particolare, sull’Università e la Ricerca pubblica.

Il diritto alla stabilizzazione i lavoratori devono conquistarselo con le lotte.

Intendiamo rilanciare l’iniziativa per far capire al Governo che la questione è tuttaltro che archiviata.

A termine della discussione sulla circolare della Funzione Pubblica, la RdB/CUB ha chiesto con molta determinazione l’urgente apertura del tavolo sul comma 417 e seguenti pretendendo, da parte del Governo, una quantificazione delle risorse che intende mettere a disposizione per l’applicazione di questa norma.

Quel comma è, ad oggi, lo strumento normativo che può dare una risposta più ampia ai lavoratori precari comprendendo tutti le figure contrattuali escluse (Co.Co.Co., Assegni di Ricerca, etc.) e stanziando risorse adeguate ai numeri del precariato del pubblico impiego.

Non è più tempo di chiacchiere, è ora che il Governo tenga fede alle promesse e investa seriamente sulla ricerca pubblica a partire dalla stabilizzazione dei precari.


Per questo la 
RdB/CUB MEF, unitamente alle RdB/CUB Pubblico Impiego e all'USI/RdB Ricerca, aderiscono alla manifestazione nazionale dell’11 maggio al Ministero dell’Economia e delle Finanze e invitato tutti i lavoratori a portare la propria solidarietà ai colleghi precari.

 


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APPELLO DEI PRECARI DELLA RICERCA

Il governo Prodi compie un anno.

Dopo una campagna elettorale in cui si è fatto largo uso di parole come “precarietà”, “università” e “ricerca”, dobbiamo fare un bilancio onesto.

L’Università e la Ricerca sono state penalizzate dall’ultima Finanziaria che, insieme al DL Bersani, ha ulteriormente tagliato i già magri finanziamenti.

Sul tema della precarietà, il bilancio è altrettanto deludente.

I provvedimenti “straordinari” di stabilizzazione dei precari sono così limitati da essere impercettibili, visto che per Prodi, Padoa-Schioppa, Mussi e Nicolais, la ricerca e l’università non meritano maggiori investimenti.

La legge Moratti, che ha precarizzato la ricerca universitaria, è sempre lì e non si discute, e le prospettive future non sembrano migliori.

Tuttavia, i mezzi di informazione e alcuni partiti “amici” del governo considerano le questioni in via di soluzione.

Solo chi lavora negli Enti di Ricerca e nell’Università, e i precari sono oltre 60mila, sa che non è così: sa che la necessità di un maggior investimento e del miglioramento delle condizioni di lavoro è sempre attuale.

Sa, che non servono solo provvedimenti “straordinari” ma investimenti seri, duraturi e trasparenti per dare stabilità non solo ai precari, ma all’intero settore.

Ne ha bisogno tutto il Paese, e solo noi possiamo dirlo con la credibilità di chi tiene in piedi gli Enti di Ricerca e gli atenei tutti i giorni.


Per ottenere dal Governo:

 

-         assunzioni subito e negli anni a venire sufficienti a rilanciare l’istruzione, l’università e la ricerca;

-         un netto aumento dei finanziamenti pubblici nel settore per riavvicinare l’Italia agli altri Paesi europei, da cui questo governo la sta allontanando;

-         regole trasparenti che garantiscano autonomia a chi lavora nella ricerca e nell’università e spezzino il potere delle clientele che sperperano i fondi pubblici e frenano lo sviluppo.

 

 

 

11 MAGGIO 2007 - ore 10

Manifestazione Nazionale a Roma

Ministero dell'Economia e delle Finanze