IL MODELLO RTS ROMA
Mentre continuiamo ad occuparci, preoccupati, della sorte dei lavoratori della RTS di Roma ancora coinvolti in un trasferimento di sede dai risvolti sempre più kafkiani, scopriamo sugli organi di stampa che nel DEF in via di elaborazione il MEF ha programmato un risparmio di spesa di circa 500 milioni per gli anni a venire, in perfetto ossequio alla spending review e ai diktat della U.E.
Su cosa andranno ad incidere queste ulteriori misure draconiane? Certo non subiranno decurtazioni gli importi per consulenze esterne, spese di rappresentanza, iniziative pubbliche che non servono al Paese ma, come sempre, a pagare saranno certamente i lavoratori.
Non è infatti difficile pensare che il “modello RTS Roma” in materia di logistica, fulgido esempio di razionalizzazione della spesa per locazioni passive, sarà messo a sistema nonostante ciò che sta accadendo: ufficio dislocato su due sedi diverse, entrambe inadeguate; archivi non coincidenti con la sede dell’Ufficio e/o del servizio cui sono riconducibili; attività di Front Office da svolgersi in un’unica sede; lavoratori costretti a peregrinare da una sede all’altra, peraltro senza uno straccio di ordine di servizio che lo preveda, per l’acquisizione della documentazione collocata altrove e per aprire gli sportelli al pubblico. E, come se tutto questo non bastasse, non è stato neppure previsto un idoneo servizio che renda possibili questi deliziosi viaggetti: i lavoratori, infatti, vengono spesso “abbandonati” nella sede raggiunta perché la macchina di servizio è impegnata a svolgere altrove il servizio a cui è destinata in primis.
È ormai palese che l’intera operazione si sia concretizzata nel peggior modo possibile ed immaginabile e che per i lavoratori destinati alla sede di Piazza Mastai, in particolare, si sia trasformata in una vera e propria beffa.
Trasferiti in fretta e furia presso altri locali del fatidico palazzo dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli perché la porzione di immobile a loro destinata doveva essere bonificata dalla presenza di amianto, gli sventurati si sono ritrovati in stanze sovraffollate, con finestre piccole e basse che pregiudicano il corretto ricambio d’aria e l’adeguata luminosità, servizi igienici non aerati e privi di impianto di aspirazione, infissi nei corridoi che non si chiudono perfettamente lasciando spifferi che d’inverno faranno crollare le temperature interne, esiti di infiltrazioni con intonaci ammalorati, moquette rovinata. Ma ciò che più risulta intollerabile è che alcuni lavoratori sono stati collocati a ridosso della porzione di piano che dovrà essere bonificata dall’amianto e devono inoltre percorrere corridoi pavimentati con vinilamianto non affatto in buono stato di manutenzione, con rattoppi fatti male, buchi non ricoperti, mattonelle incrinate prossime alla rottura. E ancora: sono perfettamente visibili canne fumarie probabilmente in amianto ma i lavoratori possono stare tranquilli perchè le finestre non si possono comunque tenere aperte visti i davanzali ricoperti di deiezioni di piccioni!
La chicca è poi rappresentata da alcune colleghe che non hanno servizi igienici in prossimità delle loro stanze e devono fruire di servizi, peraltro non in buono stato né di manutenzione né di pulizia, che servono sale non a loro assegnate.
La situazione è veramente surreale e a ciò si aggiunge la beffa, appunto, di non vedere neppure iniziati i lavori di bonifica della porzione dell’immobile loro assegnata nonostante i due mesi finora trascorsi dall’ultimo incontro in cui l’Amministrazione aveva annunciato tale decisione.
E allora ci chiediamo: i famosi risparmi di spesa continueranno ad essere effettuati sulla pelle dei lavoratori del MEF? E che dire dello scadimento evidente dei servizi erogati non certo imputabile ai lavoratori della RTS di Roma? Possibile che nessun Organo istituzionale, quale la Corte dei Conti, abbia tempo per scandagliare la correttezza di queste operazioni? Ed è vero che la sede di Via Parboni resterà a disposizione del MEF fino a fine anno? E se così fosse: che senso ha avuto effettuare il trasloco di coloro che sono stati destinati a Piazza Mastai in ambienti lavorativi temporanei per poi ripeterlo successivamente al termine dei lavori di bonifica?