Il primo atto del Governo Prodi

violazione delle relazioni sindacali

Roma -

 

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 114 del 18 maggio 2006 è stato pubblicato il decreto legge n.181 riguardante "Disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei Ministeri".

Il provvedimento, approvato dal Consiglio dei Ministri del 17 maggio 2006, provvede ad un riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri e di alcuni Ministeri per rafforzare l'azione di governo e renderla più funzionale alla realizzazione del Programma.

Le funzioni in materia di infrastrutture e trasporti sono ripartite tra il Ministero delle Infrastrutture e il Ministero dei Trasporti. Quelle in materia di istruzione, università e ricerca sono ripartite tra Ministero dell'Istruzione e Ministero dell'Università e della Ricerca.

Al Ministero dello Sviluppo Economico sono trasferite le funzioni in materia di politiche di coesione.  Agli Affari Esteri le funzioni in materia di politiche per gli italiani nel mondo. Ai Beni e le Attività Culturali le funzioni in materia di turismo. Al Ministero delle Solidarietà Sociale sono attribuite le funzioni in materia di politiche sociali, di lavoratori extracomunitari e di politiche antidroga. Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri sono attribuite le competenze in materia di sport e di politiche giovanili e di politiche per la famiglia.

 

Pertanto, lo spezzettamento di numerosi dicasteri e lo spostamento delle risorse umane, in aperta violazione delle disposizioni contrattuali in materia di politica del personale e delle relazioni sindacali, getta nello sconcerto i lavoratori ed apre, immediatamente, un elemento di conflitto.

La mancanza del confronto sindacale è ancora più paradossale in quanto, nel governo Prodi, si registrano numerose presenze di sindacalisti quali il ministro del Lavoro Cesare Damiano (CGIL), il sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico Sergio D'Antoni (CISL), Giampaolo Patta e Alfiero Grandi (CGIL) rispettivamente sottosegretario al Ministero della Salute e al Ministero dell'Economia e delle Finanze, per citarne alcuni.

Inoltre, questa disaggregazione, unitamente alla nebulosa situazione concernente le competenze attribuite, pone seri dubbi anche in relazione alla funzionalità e alla spesa da sostenere a seguito di questo riordino.

 

Il primo atto del Governo Prodi, quindi, e già incominciano i primi guai per i lavoratori.

 

Per questi motivi, la RdB/CUB ha chiesto un urgente incontro con il Governo per il dovuto confronto sindacale in relazione alla riorganizzazione delle funzioni centrali dello Stato e alle gravi ricadute sul personale.

 

Anche il dicastero del MEF è oggetto di questo riordino.

Il decreto legge 181 , infatti, trasferisce al Ministero dello Sviluppo Economico (ex Ministero delle attività produttive), le funzioni in materia di politiche di coesione.

Al Ministero dello Sviluppo Economico sono trasferite, con le inerenti risorse finanziarie, strumentali e di personale, le funzioni di cui all'articolo 24, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, fatta eccezione per le funzioni di programmazione economica e finanziaria.

Inoltre, anche la segreteria del Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) è trasferita alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

L'articolo 24, comma 1, lettera C del decreto legislativo n.300/99 prevede la funzione di spettanza statale, da parte del ministero, nell'aria di funzione relativa alla "programmazione economica e finanziaria, al coordinamento e verifica degli interventi per lo sviluppo economico territoriale e settoriale e delle politiche di coesione, anche avvalendosi delle Camere di commercio, con particolare riferimento alle aree depresse, esercitando a tal fine le funzioni attribuite dalla legge in materia di strumenti di programmazione negoziata e di programmazione dell'utilizzo dei fondi strutturali comunitari".

 

Sarà impegno della RdB/CUB seguire i delicati sviluppi ponendo come prerogativa quella della salvaguardia dei diritti dei lavoratori interessati.