Il solito sistema del bastone e la carota, USB: basta lavoro agile come premio

Roma -

A meno di un mese da Natale, con il rischio zona gialla per l'aumento dei contagi in più di una regione e con lo spettro della variante Omicron, si prospettano ancora feste condizionate dal Covid, con regole, misure e restrizioni. Alcuni esperti sconsigliano ancora per quest'anno le lunghe tavolate, i baci e gli abbracci.

In questa fase la linea politica del governo Draghi, dietro scelte di facciata riguardo la salute e la sicurezza sui posti di lavoro, ha portato solo all’aumento delle disuguaglianze, con l’attacco ai dipendenti pubblici e privati e, in generale, ai settori sociali più deboli del Paese. Il contro altare è la difesa a spada tratta delle grandi imprese e delle rendite finanziarie, lasciando nel dimenticatoio la sanità e il trasporto pubblico, con logiche da macelleria sociale in nome della produttività e dei punti di PIL.

Non ci stupisce, quindi, il “primo complimento” verso i dipendenti pubblici del Ministro Brunetta che in questi giorni ha affermato: “Contrariamente al settore privato i dipendenti pubblici in smart working sono tutti tornati al lavoro, nel settore privato no. Quindi da questo punto di vista siamo stati più bravi del privato”.

Nella stessa ottica è da leggere l’aggiornamento alla nota del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione generale, del Personale e dei Servizi prot. n. 123478 del 29 ottobre 2021 recante “Indicazioni operative in materia di lavoro agile per tutte le Strutture centrali e territoriali del Ministero dell’economia e finanze”.

L’assenza alla riunione del 25 novembre scorso della sottosegretaria Sartore ha indebolito la credibilità della parte politica, visto che si era impegnata a consegnare un forte messaggio al Ministro Franco riguardo le richieste sindacali per un ripensamento sia nei numeri che nel limite massimo fissato per le giornate in lavoro agile, e ha lasciato alla dott.ssa Vaccaro il compito di fornire le insufficienti risposte alle Organizzazioni sindacali.

Il mantenimento nella circolare della frase “fino a otto giorni” non elimina la discrezionalità e non evita quindi le distorsioni interpretative da parte di alcuni dirigenti, che già nell’applicazione della precedente circolare avevano autorizzato meno dei giorni previsti in maniera arbitraria e immotivata dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro.

Peraltro, già nella nota del 29 ottobre era prevista la possibilità di elevare a 8 giorni mese il lavoro agile in caso di aumento dei contagi. I contagi sono oggettivamente aumentati quindi non ci è chiaro dove sia la grande apertura.

Come già detto, non si supera la discrezionalità della dirigenza perché non si prevede un adeguato numero di giornate minime garantite di lavoro agile a tutto il personale come richiesto da USB MEF. Non risolve i problemi di compresenza eccessiva negli spazi comuni e negli uffici, dove i casi di positività si susseguono costantemente, con l’impossibilità di una facile tracciabilità dei contatti.

Se ciò non bastasse, dal modulo che prevedeva le casistiche per accedere a un numero maggiore di giornate è stata rimossa la dicitura “non esaustive” che comunque permetteva di ampliarne la platea dei possibili fruitori. Inoltre, sebbene siano state inserite alcune categorie di lavoratori con maggior rischio (esempio i sessantenni ed over) l’Amministrazione ha limitato ulteriormente il campo di applicazione alle lavoratrici e ai lavoratori che usufruiscono di L. 104 per assistenza ponendo la condizione della convivenza con l’assistito. Infine, si continua a considerare il parametro della distanza dalla sede di servizio come condizione per la richiesta di 10 giorni al mese di lavoro agile e si mandano i colleghi allo sbaraglio con l’utilizzo di mezzi pubblici affollati in città metropolitane dove gli spostamenti casa/lavoro durano anche ore.

Infine da stigmatizzare il comportamento dei dirigenti in Smart Working che negano il lavoro agile ai collaboratori, rappresentazione plastica di un corto circuito dove il dirigente è il dominus!

Sarebbe interessante conoscere quale rilancio economico e quali attivazioni sull'indotto ci sono state in questo periodo di ritorno in presenza. I dipendenti pubblici sono rientrati non per un motivo funzionale all'attività propria del Pubblico Impiego, ma per fare ripartire l'economia. I lavoratori e le lavoratrici per poter usufruire di una forma lavorativa già introdotta prima della pandemia devono dare motivazioni di fragilità, di lontananza dal posto di lavoro, o far valere l’anzianità anagrafica... Magari la prossima volta per usufruire dello Smart Working potranno dire che è per dare una svolta all'economia familiare, all'indotto dei figli, casa e vita privata!

USB chiede a tutti i lavoratori e alle lavoratrici, laddove sussistano le esigenze personali per l’estensione a 10 (dieci) giornate mensili di lavoro agile e comunque nei casi di riduzione delle 8 giornate previste, di inoltrare i motivi del diniego o del parziale accoglimento forniti per iscritto dai dirigenti alla casella mef@usb.it per permetterci di attenzionare i casi al dirigente dell'Ufficio Relazioni Sindacali, come disposto dal Capo Dipartimento DAG, per la raccolta di casi "controversi" e la loro soluzione nel modo più corretto.

USB P.I. Esecutivo nazionale MEF