La problematica degli exB3 del MEF è una questione ancora aperta!
I lavoratori del MEF ex B3 che ritengono di essere oggetto di una palese ingiustizia continuano la loro battaglia per vedere riconosciuto dall’Amministrazione il diritto ad una progressione verticale.
Una progressione da realizzarsi in attuazione del CCNL 2006/09 all’art. 10 comma 6 con le procedure previste dall’art. 14 del citato Contratto; con i requisiti per l’accesso dall’interno alla Terza Area nello stesso contratto definiti.
Un gruppo di lavoratori interessato si è rivolto alla nostra organizzazione sindacale per aprire nei confronti dell’Amministrazione una vertenza tendente a trovare adeguate soluzioni alla questione che per l’USB è ancora aperta. È stato incaricato, direttamente dai lavoratori interessati, uno studio legale per produrre un’istanza all’Amministrazione al fine di sollevare, sostanzialmente, la problematica degli ex B3.
L’Amministrazione dal canto suo ha risposto citando le norme contrattuali e di Legge che attualmente regolano il reclutamento del personale e le progressioni verticali nel pubblico impiego. L’Amministrazione si appella al “rispetto della sostenibilità finanziaria e ai vincoli posti in materia di assunzioni”, nel frattempo indice un concorso pubblico per ulteriori 100 posti per la posizione F1 in area terza (Gazzetta Ufficiale n. 36 del 6-5-2011), che prevede la riserva dei posti per gli interni all’Amministrazione del MEF, mantenendo però i requisiti previsti dalle norme “brunettiane”, che escluderebbero dalla partecipazione la gran parte degli ex B3.
Come Organizzazione sindacale siamo convinti che questa ulteriore opportunità negata aumenta la convinzione del torto subito, e le norme contrattuali potrebbero dar loro ragione, se si tiene conto dei processi di riorganizzazione, dello svolgimento delle loro funzioni all’interno dell’organizzazione degli uffici e delle caratteristiche del concorso sostenuto al momento dell’assunzione.
Se a questo aggiungiamo che oggi il Ministero dell’Economia e delle Finanze si trova “nel quadro dei processi di razionalizzazione organizzativa e di miglioramento della funzionalità degli uffici e della qualità dei servizi all’utenza” come prevede il CCNL 2006/2009, art. 10 comma 6, non si capisce perché non sia possibile applicare l’articolo del contratto citato per sanare il contenzioso.
Rispetto all’ulteriore concorso pubblico per la Terza Area, ovviamente in deroga al blocco delle assunzioni generalizzato in tutto il pubblico impiego, questa organizzazione sindacale esprime all’Amministrazione la necessità di prevedere “adeguata informativa” in merito al programma d’assunzioni che intende mettere in campo e di prevedere una richiesta di deroga analoga, utile per avviare un ciclo di progressioni verticali interne al MEF. In queste nuove progressioni verticali è possibile trovare una soluzione adeguata per il personale ex B3 utilizzando il citato art. 10 comma 6 del CCNL 2006/09. Del resto buona parte del personale ex B3 presta servizio nelle RTS, in questa fase di riorganizzazione si sono create le condizioni previste dal CCNL 2006/09 art. 10 comma 6. È necessario sottolineare che la riorganizzazione si sta attuando nella totale confusione organizzativa e funzionale e che il personale in servizio negli uffici territoriali del MEF sta svolgendo mansioni non proprie dell’area funzionale d’inquadramento e sostenendo un servizio lasciato dalla Ragioneria Generale dello Stato alla deriva. Più volte abbiamo sostenuto che centralizzare le relazioni sindacali nel IV Dipartimento, con una possibilità d’intervento a sovranità limitata, ha consentito, a chi ha la gestione diretta della riorganizzazione in corso, la RGS, di evitare ogni confronto diretto con i lavoratori e con i loro rappresentanti sindacali. I risultati di questa gestione “a vista” e caotica (altro che management, siamo all’improvvisazione) purtroppo li stanno sperimentando i colleghi delle sedi provinciali. Pur di potenziare il vizio del gioco, con le ricchezze, private (Sic!), che dietro all’AAMS (Monopoli di Stato) si muovono, come sostiene l’informazione nazionale, si sono chiusi posti di lavoro possibili nei territori e ridotti servizi all’utenza.
All’efficienza di facciata europea del nostro Ministero si contrappone la situazione disastrosa delle sue articolazioni territoriali.
Ci chiediamo, nell’attuale panorama politico e con le leggi che si profilano all’orizzonte del mondo del lavoro, che fine faranno le stesse ragionerie territoriali dello Stato ad esempio in un quadro federalista?