Lavoro agile al MEF: “Fino a…”

Roma -

Una parte datoriale ha due modi per disattendere un istituto contrattuale:

1 – ignorarlo completamente senza mai attivare le corrette relazioni sindacali;

2 – aprire il confronto con le parti sociali ma svilendo l’istituto e rendendolo poco attrattivo. Se poi riesce a renderlo anche non sempre praticabile, e pertanto iniquo, il più è fatto.

Ad una prima lettura della policy sul lavoro agile appena ricevuta, possiamo affermare che l’Amministrazione del MEF abbia scelto senza dubbio la seconda strada.

Dopo più riunioni trascorse ad esaminare materiale in base al quale veniva dimostrata l’utilità del lavoro agile in termini di efficacia ed efficienza dell’operato dei lavoratori del MEF nell’ultimo triennio, ci ritroviamo di fronte ad una proposta a dir poco minimale che riconferma miseramente i 6 giorni (fino a) di lavoro agile estendibili ad 8 giorni (fino a) per talune fattispecie e che non si concilia affatto con le affermazioni rese, ma evidentemente non praticate, dalla delegazione di parte pubblica.

Eppure le richieste di USB PI MEF al tavolo di confronto erano sembrate sufficientemente chiare e puntuali:

- 10 giorni di lavoro agile per tutti compatibilmente con le esigenze organizzative degli uffici;

- clausole di salvaguardia per assicurare con certezza e oggettività l’accesso al lavoro agile a tutti i lavoratori;

- abolizione della locuzione “fino a”;

- quantificazione immediata delle disponibilità per il co-working;

- sperimentazione nell’immediato per il telelavoro.

La policy sarà oggetto di un tavolo di confronto che si terrà il 29/3 p.v.

Terremo i lavoratori informati sugli sviluppi dell’incontro e sulle iniziative da mettere in campo qualora la policy dell’Amministrazione venga confermata senza le modifiche richieste.

USB PI MEF