LE ZONE "SENSIBILI"

Roma -

Il 19 marzo 2015 l’USB MEF ha diffuso il comunicato “Informazione e trasparenza sono necessarie” in cui, partendo dall’inchiesta che ha interessato la Ragioneria Generale dello Stato con tre arresti, ha espresso la necessità di riavviare i processi di controllo e partecipazione democratica nelle sedi sociali, politiche e istituzionali per prosciugare anche culturalmente la palude del malaffare.

“Ovviamente le considerazioni espresse non contengono tesi accusatorie o colpevoliste, che sono riservate alle autorità inquirenti competenti, ma si propongono di alzare il livello di attenzione anche su episodi di normale amministrazione quotidiana inerenti attività sottoposte alle norme sulla trasparenza e il controllo di lavoratori e cittadini.”

Questo è un passaggio essenziale del suddetto comunicato in cui la nostra Organizzazione Sindacale ha pacatamente esposto la convinzione che zone d’ombra e non controllabili, anche se non immediatamente correlabili con la corruzione, possano facilitarne la diffusione.

Lo stesso comunicato risulta essere, oltre che pacato, estremamente semplice e accessibile persino all’intelligenza non certo eccelsa di alcuni personaggi di una sigla sindacale che il 23 marzo 2015 ha diffuso una nota di attacco livido e sguaiato alla nostra comunicazione descritta come strumentale, forcaiola e denigratoria.

L’attacco corredato da falsità palesi come un nostro giudizio di colpevolezza precostituita nei confronti degli arrestati (basta leggere il passaggio sopra riportato del nostro comunicato per smascherare queste calunnie) arriva all’accusa di farneticazione per quanto riguarda la citazione di zone grigie e l’uso generale del termine “malaffare”.

Lo stupore per l’attacco alla nostra Organizzazione Sindacale è durato poco, come poco ha resistito il sospetto che fosse stato frainteso il contenuto del comunicato decisamente semplice e chiaro. Si è, invece, fatta strada e rafforzata la netta sensazione che si sia toccata qualche zona “sensibile”.

Poco ci manca che sempre i personaggi già citati dicano che il malaffare non esiste e che il vero problema siano i sindacati conflittuali che lottano per contrastare le controriforme devastatrici dello stato sociale e del lavoro pubblico!

Quel sindacato sicuramente non condivide la nostra posizione sulla necessità di trasparenza e partecipazione e probabilmente privilegia altri contenuti, ma almeno eviti decorosamente di portare attacchi provocatori ad altri per tentare di nascondere le zone grigie della propria vocazione di sindacato servo e collaborazionista.

La USB MEF rivendica in pieno quanto espresso nel comunicato del 19 marzo 2015 e ribadisce la determinazione a continuare queste battaglie non solo sindacali, ma anche etiche e culturali.