Mettiamoli alla prova

Roma -

 

Il primo atto del governo Prodi è stato il decreto legge n.181 con cui si modifica l’assetto organizzativo dei ministeri riportandoli, dai 12 della riforma Bassanini, a 18. Della sua emanazione abbiamo già dato ampia informazione ai lavoratori.

 

Ma come dobbiamo interpretare questo atto?

Come una maggiore attenzione e rispetto alle funzioni centrali dello Stato oppure come un'operazione di mera spartizione politica di poltrone?

Certo il nodo ancora non sciolto delle deleghe, la diatriba tra i vari ministri a seguito dello "spacchettamento" dei ministeri e l'ultima "infornata" di viceministri non sono un segnale augurante.

Prodi e il suo governo si trovano, oggi, di fronte una situazione del comparto ministeri ancora più grave e pesante di quella del 1996:


- funzioni esternalizzate, decentrate, dismesse o privatizzate;
- pesanti tagli ai bilanci che hanno seriamente compromesso la funzionalità;
- anni di sperperi per consulenze esterne, gettoni di presenza e acquisto dall'esterno di beni e servizi inutili;
- personale demotivato a causa di anni di mansioni superiori non riconosciute, aumenti dei carichi di lavoro dovuti al blocco ultradecennale delle assunzioni e dai tagli alle piante organiche, fermo nella carriera da ormai 25 anni;

- introduzione massiccia di personale precario.

 

Il confronto, annunciato dal ministro Nicolais, tra la Funzione Pubblica e i sindacati in relazione alle ricadute sul personale dovute all'applicazione del decreto legge 181, sarà la prima occasione utile per comprendere la vera attenzione che il governo ripone sui lavoratori statali.

 

Crediamo che sia necessario percorrere la strada dell'immediata apertura del contratto nazionale scaduto il 31.12.2005 ed adeguare le retribuzioni con veri aumenti salariali, dopo anni di perdita del potere d'acquisto.

Sanare l’odioso ricorso al mansionismo con il varo di una moratoria che riconosca il sacrosanto diritto alla carriera dei lavoratori statali (per la maggior parte esclusi dai processi di riqualificazione) mediante il passaggio al livello superiore.

Infine, l’apertura di un tavolo di trattativa per dare forma e corpo ad ordinamento professionale rispettoso della dignità dei lavoratori.

 

Chissà se il conclave del governo Prodi nella seicentesca villa Donini di San Martino in Campo, porterà, come ha sostenuto il premier "ad imparare che i gol si fanno, se tutti giocano in squadra".

Ma a volte, si fanno anche gli autogol e si perde.

 

Questa è la vera "partita" del governo nei confronti dei pubblici dipendenti.