MINISTERI: SE MILLE EURO VI SEMBRAN POCHI…
1000 euro, e in alcuni casi molti di più di 1000, sono la parte del salario accessorio medio che con la Legge di stabilità 2015, il governo ha deciso di sottrarre dalle tasche dei lavoratori dei Ministeri.
A questa cifra dobbiamo aggiungere 6 anni di mancati rinnovi contrattuali del P.I. “contemperati” dalla “proposta indecente” delle ridicole somme messe a disposizione per il futuro rinnovo degli stessi: 5/6 euro mensili pro-capite.
Uno schiaffo in faccia a tutta una categoria di lavoratori, condito da continue accuse di assenteismo ed inefficienza, artatamente orchestrate dalla canea giornalistica e mediatica che prendendo spunto da singoli episodi concorre da anni ad una campagna denigratoria nei confronti dei Pubblici Dipendenti; campagna mediatica che non ha precedenti nella storia del nostro Paese.
L’attacco al cuore del welfare comincia da lontano e si realizza con il mettere in discussione il ruolo dei lavoratori pubblici e le funzioni da essi esercitate nel diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro, alla tutela delle condizioni di lavoro e, poi, passa attraverso l’erosione dei diritti dei cittadini e dei lavoratori, la selvaggia esternalizzazione dei servizi e il progressivo impoverimento degli addetti ai lavori, sempre più ricattati sempre più ricattabili.
Salute, istruzione, lavoro devono essere esclusivo appannaggio delle lobby private, così che chi non ha soldi rinunci a curarsi, a mandare i propri figli a scuola per poi immetterli in un mondo del lavoro che ha bisogno sempre più di schiavi siano essi operai, tecnici, impiegati, infermieri, vigili del fuoco, professori, medici.
La risposta a tutto questo non può essere la solita passeggiata geriatrica prescritta dal Governo Renzi, quella che CGIL CISL e UIL propongono per l’ennesima volta al mondo del lavoro pubblico per il 28 novembre. Quella stessa che sfila il sabato tra i negozi del centro, stupendo solo turisti e pellegrini sulla capacità di mostrare i muscoli portando in piazza, magari in una splendida giornata di sole, decine di migliaia di pensionati reclutati sui pullman in giro per il Paese! La logica che, forse, è meglio non disturbare troppo il manovratore, appartiene ad altri, non a noi.
La risposta che deve dare il Sindacato è una e una sola: lo sciopero generale, la mobilitazione generale.
Il giorno successivo al 16 ottobre, dopo l’assemblea nazionale sotto la Funzione Pubblica, dove un migliaio di lavoratori si sono conquistati il diritto di sfilare in corteo fino Montecitorio, l’USB non ha avuto alcuna esitazione a indire lo sciopero generale del Pubblico Impiego e di tutte le partecipate per il prossimo 20 novembre.
A chi sostiene che lo sciopero è un’arma spuntata chiediamo di riflettere sul perché, ormai da anni, i Governi che si sono succeduti hanno messo in atto strategie per limitare, annullare o addirittura tentare di vietare il diritto di sciopero. (Arriva, mentre stiamo scrivendo, il comunicato stampa con la notizia che la Prefettura di Roma ha vietato lo svolgimento del corteo per lo Sciopero Generale!!!)
Se è vero che lo sciopero non fa più paura a nessuno … perché ne hanno tanto paura!?
L’USB continua a pensare che solo attraverso le lotte, così come da una settimana è pratica dei lavoratori del MEF che in centinaia hanno occupato la sede centrale con assemblee e cortei, si difendono e conquistano salario dignità e diritti per tutti.
USB PI Esecutivo Ministeri