NOI IL DEBITO NON LO PAGHIAMO: REPORT DELL'ASSEMBLEA DEL 1 OTTOBRE.
Centinaia di persone riempiono il teatro Ambra Jovinelli di Roma per lanciare la campagna “Noi il debito non lo paghiamo”. Indicato il programma politico e di lavoro. Il 15 ottobre in piazza. A dicembre una nuova assemblea nazionale per verificare come si è lavorato. Sta nascendo qualcosa di interessante.
Le considerazioni di un vecchio compagno forse sintetizzano in modo adeguato il senso di questa assemblea. Un’assemblea che segna una rottura e un inizio.La rottura è quella di un tabù sul fatto che le imposizioni dell’Unione Europea, come quelle della Banca d’Italia, nel nostro paese non sono mai messe in discussione, neanche nella sinistra; l’inizio sta nel fatto che soggetti piuttosto differenti si sono riuniti e, si sono dati cinque punti di un programma su cui proseguire. I diktat della Banca Centrale Europea e una crisi economica e sociale che morde senza pietà lavoratori, disoccupati, giovani, donne, pensionati, immigrati stanno costringendo quelli che intendono “rompere” la normalizzazione del quadro politico e rimettere al centro il conflitto sociale, a guardarsi in faccia e a vedere come possono agire insieme per resistere e magari spostare un po’ in avanti la resistenza agli effetti antipopolari della crisi.
Il clima davanti all’Ambra Jovinelli è quello dei grandi eventi politici. Miriade di fogli, volantini, giornali, banchetti assediano la sala dell’assemblea all’esterno e all’interno e la sensazione è quella di una voglia ritrovata di comunicare e scambiare vissuti sociali e politici specifici per trovare un denominatore comune e proiettarlo nell’imminente futuro. Apre l’assemblea Cremaschi, che salta la relazione introduttiva frutto di un lavoro comune e distribuita in sala. L’intervento si caratterizza sulle proposte con cui costruire un percorso con forze diverse tra loro per esperienza, storie e posizionamento. In platea e sul palco si mischiano interventi (Tomaselli, Como) e presenza di attivisti della Rete 28 aprile-Cgil, della Fiom e della Usb.Questo insieme di soggetti e persone c’era già stato ai cancelli di Pomigliano e Mirafiori dove erano stati gli unici a schierarsi apertamente per il No al diktat di Marchionne. Ma quella dell’Ambra Jovinelli non è un’assemblea sindacale e si capisce subito. Ci sono infatti soggetti politici e movimenti sociali. Parla un attivista del movimento No Tav, ma subito dopo c’è Mauro Casadio della Rete dei Comunisti. La prima racconta della lotta in corso e della necessità di tenere duro intorno alla Val di Susa e alla “libera Repubblica della Maddalena”. Il secondo pone il problema di come organizzare concretamente il conflitto e il blocco sociale per ridargli la rappresentanza politica che da anni gli è negata. In apparenza sembrano linguaggi diversi ma il nesso tra le due esigenze appare ormai evidente.
Interviene il Forum Ambientalista (Pisacane), il Forum Diritti-Lavoro (Russo) seguiti da Ferrando del Pcl e da Flavia D’Angeli (sinistra Critica) che adombra il rischio che i soggetti politici organizzati sovradeterminino i movimenti sociali. Un rischio che appare però piuttosto fuori tempo visto che oggi i partiti e le organizzazioni politiche della sinistra sembrano dimostrare una scarsa o scarsissima influenza sui movimenti sociali. Cinque anni fa poteva essere così ma oggi è un rischio piuttosto difficile da percepire ed anche un po’ curioso che sia sottolineato da chi, almeno da quanto risulta, è ancora un soggetto politico organizzato come gli altri.
Nella discussione interviene anche Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista, che sembra annunciare un interesse per il programma annunciato all’Ambra Jovinelli, aggiungendo anche che c’è il rischio che poi “quando arrivano le elezioni si smonti tutto quello si è costruito”. Un consiglio che non si capisce se è diretto a chi è in sala o allo stesso Prc per il quale le elezioni sono diventate una vera e propria dannazione. Sinistra Popolare, affida a un giovane (Mustillo) il compito di riaffermare che con il Pd non c’è alcuna possibilità di alleanza. Grassi (aderente alla corrente Falcemartello dentro il Prc) si sofferma sulla questione operaia e soprattutto sulla vertenza dell’Irisbus da cui trarre lezione. Francesco dei precari della scuola insiste sulla territorializzazione del movimento e sulla convergenza dei vari settori impegnate nelle lotte.
A rendere più chiaro dove ci si unisce e dove ci si divide è la famosa lettera della Bce al governo italiano. Lo ribadiscono molti interventi: chi intende respingere al mittente quella lettera è un nostro alleato, chi intende sostituire Berlusconi per attuare le indicazioni di quella lettera è nostro nemico. Il riferimento al Pd è chiaro. Enrico Letta lo aveva detto giovedì: “Un futuro governo non può che partire da quando indicato nella lettera della Bce”. Le chiacchiere e le illusioni stanno a zero.
In sala, prima che iniziasse l’introduzione era stata diffusa la voce profonda di Andrea Camilleri che è tra i firmatari dell’appello. Anche lui non esita ad affermare che il debito che arricchisce solo le banche non deve essere pagato. E dopo Camilleri sarà il turno di Giulietto Chiesa o del messaggio di padre Zanotelli che invita a dare battaglia per tagliare le spese militari. Jacopo Venier, direttore di Libera Tv che ha trasmesso in diretta streaming tutta l’assemblea insiste invece sul tasto della libertà di informazione e della rete di fronte alle misure restrittive del governo. Evoca i Pirati che si sono imposti nelle recenti elezioni a Berlino. C’è spazio anche per il Popolo Viola che si dice interessato alla campagna contro il pagamento del debito e alla questione democratica sollevata nell’appello Dobbiamo Fermarli.
L’assemblea si conclude con la lettura di un breve documento che riassume i cinque punti del programma e le idee sul come procedere nelle prossime settimane: assemblee e comitati locali per approfondire i cinque punti, partenza della campagna “Noi il debito non lo paghiamo” con una petizione e un’azione capillare, nuova assemblea nazionale a dicembre per resocontare e dare protagonismo ai comitati locali. Infine un appuntamento che mette d’accordo tutti: il 15 ottobre tutti in piazza insieme con uno striscione e uno spezzone di quelli che il 1 Ottobre si sono riuniti all’Ambra Jovinelli, quelli che “intendono rimandare al mittente la lettera della Bce e mandare a quel paese coloro che intendono attuarla”.