Non ci fermeranno mai !
Con la nota n. 57061 del 24 luglio 2006, seguita dalla circolare n. 57819 del 25.7.2006 inviata a tutte le sedi di contrattazione decentrata, l'amministrazione del MEF ha comunicato l'esclusione della RdB/CUB dalla contrattazione integrativa nazionale e da quella decentrata locale sulle materie inerenti all'utilizzo delle risorse economiche derivanti dal CCNL 2004/2005.
Tale esclusione, deriva dalla risposta, pervenuta dal Dipartimento della Funzione Pubblica, all'apposito quesito formulato dalla stessa amministrazione a seguito della mancata sottoscrizione, da parte della RdB/CUB, del CCNL 7.12.2005 relativo al secondo biennio economico del personale del Comparto Ministeri nonostante la stessa RdB/CUB sia organizzazione sindacale maggiormente rappresentativa nel pubblico impiego e nel comparto ministeri, presente nel CNEL e con una rappresentatività, nel MEF, pari all'11%.
Dopo l'uso di norme e sbarramenti per la verifica della rappresentatività e di una ignobile imposizione alla firma dei contratti nazionali, ora si passa al vincolo della firma anche sul rinnovo del CCNL relativo ai bienni economici come requisito fondamentale per l'ammissione alla contrattazione integrativa.
Il provvedimento di limitazione delle prerogative sindacali del MEF, in "cantiere" da circa un anno, segue quello già attuato dai Ministeri degli Affari Esteri e dell'Interno e, in questi ultimi giorni, anche dal Ministero del Lavoro.
E' evidente che la posta in gioco è enorme.
Questo atto non riguarda solo la democrazia formale e le sue regole ma ha, come obiettivo, la chiusura di tutti gli spazi di agibilità politica e sociale, non omologabili.
Rileviamo, infatti, che subito dopo l'insediamento di questo governo di centrosinistra (zeppo di ex sindacalisti confederali) e la partenza della prassi concertativa, arriva l'esclusione di un sindacato di classe che neanche la precedente compagine governativa di centrodestra aveva pensato di praticare.
Lo testimoniano gli inviti a pranzo a Palazzo Chigi e le varie "cabine di regia" create dove si ammette al tavolo l'UGL e si escude il sindacalismo di base con tutto il suo peso di rappresentanza.
Il vero motivo di questo attacco alla democrazia sindacale è, quindi, il quotidiano impegno della RdB/CUB MEF per la ridistribuzione del reddito, per le questioni sociali, salariali, previdenziali, per il ritorno del ruolo pubblico in economia dove il no alla guerra, la cancellazione delle spese militari, i diritti dei lavoratori e dei pensionati, la stabilizzazione dei precari, la tutela dell'ambiente diventino nuove coordinate politiche per un modello di sviluppo alternativo, per una economia solidale, per un welfare dei diritti.
I lavoratori, le RSU e i delegati della Rdb/CUB MEF di posto di lavoro, in questa fase, hanno un ruolo fondamentale.
Questo attacco autoritario può essere fermato solo dalla capacità di reazione dei lavoratori.
Diventa, quindi, improrogabile aprire un fronte di lotta per concludersi in una mobilitazione generale che ponga la rappresentanza sindacale e la democrazia nei posti di lavoro, come questione prioritaria ed inderogabile.
Non sarà una nota formale a fermare l'azione sindacale della RdB/CUB MEF.
Non sarà una nota burocratica a fermare i lavoratori.