Oltre 200mila dalla parte degli ultimi

Roma -

Sabato 17 gennaio 2009, oltre 200mila persone hanno riempito le vie di Roma per fermare il massacro dei palestinesi di Gaza.

Una straordinaria manifestazione, pacifica, colorata, di massa, totalmente oscurata dai mezzi di informazione.

200mila persone, uomini, donne e bambini, tutti di parte, tutti schierati.

Schierati dalla parte degli ultimi, di quelli che subiscono i soprusi e le ingiustizie, di quelli nati nel posto sbagliato, di quelli senza presente e senza futuro.

Dalla parte di quelli che subiscono devastazioni e saccheggi e che sono obbligati a sopravvivere con un dollaro al giorno.

Dalla parte di quelli che la furia del razzismo destina alla schiavitù, alla deportazione, alla morte.

A Gaza, dopo mesi di assedio, le bombe israeliane hanno martellano incessantemente questa prigione a cielo aperto.

Hanno effettuato rastrellamenti, bombardato case, ospedali, magazzini ed edifici dell'ONU, scuole dell'UNRWA piene di donne e bambini, impedito l'arrivo di alimenti e medicine, utilizzato il fosforo bianco: un vero e proprio "crimine di guerra", così come denunciato dalla stessa organizzazione umanitaria Amnesty International.

Un popolo già fortemente provato da un embargo durato due anni, donne e bambini costretti ad una vita neanche lontanamente degna di questo nome nei campi profughi, nei territori chiusi dal vergognoso e odioso muro dell'apartheid, una vita di terrore, di privazioni, oppressione e disperazione.

Una mattanza, un genocidio con centinaia e centinaia di morti, moltissimi bambini, e migliaia di feriti.
Le immagini strazianti di bimbi tra le macerie, volutamente non trasmesse dai telegiornali, di madri e donne disperate che piangono i tanti loro morti, suscitano profonda rabbia, dolore.

Oggi, le vittime sono da una parte e non possiamo che stare con loro.

 

Così come siamo dalla parte di chi viene qui per cercare un’opportunità di vita e trova, invece, sfruttamento bestiale, leggi razziste, prigioni.

Con chi vive, ogni giorno, il ricatto dell’espulsione, della perdita del lavoro per chi alza la testa e per chi denuncia il lavoro nero.

I soprusi dei padroni sono, oggi, il pane quotidiano sia per gli immigrati nel nostro paese che per i precari, gli inoccupati, i disoccupati e per tutti i proletari italiani; il pane amaro che devono ingoiare gli ultimi, in ogni dove.

Noi, siamo con loro perché sappiamo che l’unica guerra che valga la pena di combattere è il conflitto sociale, la lotta per un’umanità libera da ogni sfruttamento ed oppressione dall'imperialismo.

 

Qui, come a Gaza, senza se e senza ma.

Vita, Terra e Libertà per il popolo palestinese.