Pagina 109

Roma -

"E' necessario arrivare ad una ridefinizione delle servitù militari che gravano sul nostri territori con particolare riferimento alle basi nucleari. Quando saremo al governo daremo impulso alla seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari coinvolgendo l'Amministrazione centrale della Difesa, le Forze Armate, le Regioni e gli Enti Locali al fine di arrivare ad una soluzione condivisa che salvaguardi al contempo gli interessi della difesa nazionale e quelli altrettanto legittimi delle popolazioni locali".


"L'Unione si impegna, nell’ambito della cooperazione europea, a sostenere una politica che consenta la riduzione delle spese per armamenti".


Questo è quanto riporta la pagina 109 del programma elettorale dell'Unione, presentato alle elezioni politiche dello scorso anno.


"Il Governo non si oppone alla nuova base USA", invece, ha dichiarato il Presidente del Consiglio e, dopo aver aumentato in finanziaria le spese militari di oltre il 10%, l'esecutivo ha deciso di passare anche alla fase operativa della cooproduzione del caccia JSF che vede, come capofila industriale, gli Stati Uniti d'America.

Il 7 febbraio 2007, infatti, il sottosegretario di stato per la difesa, Giovanni Forcieri (DS), ha firmato al Pentagono il memorandum d'intesa con il quale l'Italia si assume ulteriori impegni nel programma del caccia statunitense Joint Strike Fighter, guidato dalla Lockheed Martin.

Se andiamo a rileggere i vecchi memorandum già siglati, ci accorgiamo di una politica totalmente condivisa da entrambe le coalizioni, sia di centrodestra che di centrosinistra in materia sia di arsenali militari che di impegni economici nell'industria bellica.

Il "Fulmine", così è stato ribattezzato l'F-35 Lightning è, secondo il sottosegretario di stato, "il più grande e tecnologicamente più evoluto programma della storia dell'aviazione" e, per il Pentagono, "come un fulmine colpirà il nemico con forza distruttiva e inaspettatamente".

L'F-35 è un caccia con diversi ruoli ma, soprattutto, è un caccia per le missioni di attacco. 

La produzione si articolerà in tre varianti rispettivamente a decollo e atterraggio convenzionali, per le portaerei e a decollo corto e verticale.

Il JSF è un aereo da combattimento, in grado di superare la velocità del suono ma con velocità di crociera subsonica ed è impostato per il ruolo aria-terra anche se, come capacità secondaria, ha anche quella aria-aria; è di tipo stealth (bassa rilevabilità dai radar ed altri sensori) e ha due stive interne per le missili e bombe che possono essere anche di tipo nucleare.

Insomma, un vero e proprio strumento di guerra.

L'Italia se ne doterà di 131 unità e, con il l'intesa sottoscritta il 7 febbraio 2007, il suo ruolo nel programma la vedrà protagonista con un impegno finanziario di un miliardo di dollari (oltre 900 milioni di euro) unitamente al costo degli aerei in circa 45-55 milioni di euro per velivolo a seconda delle versioni.

Totale, del  "minimo impegno finanziario", così come è stato annunciato dal sottosegretario alla difesa, circa 11 miliardi di dollari.

E, questa cifra, non contempla nemmeno i sistemi d'arma di cui, i veicoli, dovranno dotarsi.


I contratti e gli impegni che alcune società italiane hanno ottenuto per la costruzione di alcune parti dell'aereo (Avio, Piaggio, Galileo avionica, Oto Melara e altre), il suo collaudo (nell'aeroporto di Cameri, Novara) e 10mila posti di lavoro preventivati (subito sgonfiati a 1.000 occupati per 10 anni nelle nuove stime), fanno sostenere all'autorità politica che si tratta di un "vero grande affare per la nazione".

In realtà, mentre i miliardi se li introiteranno le imprese private, i miliardi per lo sviluppo e l'acquisto graveranno sul bilancio pubblico.

Anzi, dalle casse pubbliche usciranno altri svariati miliardi in quanto l'Italia sta costruendo il caccia europeo (Eurofighter Typhoon) e ne comprerà 121 esemplari.

Quindi, si partecipa al programma statunitense e, nel contempo, anche a quello europeo che dovrebbe essere concorrente con il primo.

Una chiara politica di equidistanza!


Ecco, quindi, qual'è la vera prospettiva di sviluppo e di occupazione del governo: puntare sull'industria bellica in un quadro di "guerra preventiva" statunitense.

Con l'ampliamento della base americana a Vicenza e con la firma del memorandum, il Governo si allontana ancora di più dalle richieste di pace, di disarmo e di riconversione della politica bellica, che la società civile, invece, richiede con vigore ed è pronta a ribadirlo il 17 febbraio a Vicenza.

E su questo importante appuntamento, occorre porre l'attenzione sull'uso strumentale, da parte dell'informazione, della schiera di opinionisti e di autorevoli esponenti di governo, con cui si interpretano gli ultimi avvenimenti che, per una "strana coincidenza", sono accaduti proprio a ridosso della grande mobilitazione popolare del 17 febbraio.

Si tenta di mettere in relazione la manifestazione di Vicenza con lo spettro del terrorismo, di fare salire la tensione, di ridestare incubi del passato, con la chiara finalità di screditare il movimento pacifista ed indurre i manifestanti a disertare l'appuntamento.

Non vorremmo che, per scoraggiare l'opposizione di massa contro le basi militari e contro la guerra, che pone in evidente difficoltà il governo, qualcuno stia utilizzando strategie già usate negli anni più bui della nostra storia.

Insomma, si percorra la strada della criminalizzazione, di una nuova strategia della tensione, per ridurre al silenzio ogni forma pacifica e non violenta di opposizione, di dissenso e di conflitto sociale.

La migliore risposta a tutto questo, a chi cerca di mistificare la realtà, contaminando il germe della paura, sarà la partecipazione popolare di migliaia di cittadini, di giovani, di anziani e di bambini con le loro mamme e i loro papà che, da tutto il paese, sabato 17 febbraio si recheranno a Vicenza.


NESSUNA INTIMIDAZIONE FERMERA' IL MOVIMENTO PACIFISTA !

Insieme, per opporsi all'odiosa politica di guerra.


Il futuro è nelle nostre mani: difendiamo la terra per un domani senza basi e senza guerra.

Il 17 febbraio tutti a Vicenza!

ore 14.30 P.le della Stazione