PIOVONO PIETRE

Roma -

Le ultime notizie riguardanti i lavoratori dell’UCB MIUR, ANVUR ed INVALSI di via Ippolito Nievo, riportano di fatto una comunicazione pubblica che possiamo così riassumere: i lavoratori dell’UCB MIUR sono costretti a lavorare in uno stabile reso pericolante dai vicini lavori di ristrutturazione di un palazzo, le pareti crollano, le stanze esplodono ed il personale, muto e rassegnato, continua a svolgere in silenzio il proprio lavoro.

Ecco se è questo quello che ci piace filmare va bene, ma se vogliamo capire cosa è veramente successo, e da dove veramente cadono pietre, allora mettiamoci in ascolto di quello che quei lavoratori hanno da dire.

La storia: la ditta Di Vincenzo Dino & Co del gruppo SOGEFI, sta demolendo il palazzo di via Parboni (ex RTS) per procedere alla costruzione di un sontuoso complesso residenziale, grossi interessi sono in ballo, il palazzo in questione è confinante con l’edificio dove risiedono gli uffici dell’UCB MIUR, l’INVALSI e l’ANVUR.

I lavori di demolizione hanno comportato grossi disagi, elencabili principalmente nella produzione di polveri, e nelle vibrazioni del terreno circostante, causato dalla caduta delle varie parti via via demolite. Il personale di fronte a questo disagio (la vibrazione provocata al proprio posto di lavoro ha creato all’inizio delle situazioni di panico), ha chiesto l’intervento della propria dirigenza e nonostante le rassicurazioni ricevute circa la stabilità dei propri uffici, ha chiesto per tre volte l’intervento dei vigili del fuoco.

Tutti i verbali dei Vigili hanno certificato l’assenza totale di pericoli e la stabilità dell’edificio. Nello stesso tempo i lavoratori hanno sollevato l’allarme per le polveri prodotte dalla lavorazione, ed insieme ad un istituto scolastico di via Parboni, hanno portato la ditta ad un confronto con il Municipio competente, da quel tavolo sono scaturite solo rassicurazioni e rapporti, elaborati da vari Istituti (tra i quali l’ARPA) che attestavano la regolarità delle lavorazioni.

Il personale UCB ha comunque chiesto ed ottenuto che la dirigenza si adoperasse per operare alcuni interventi come: la massima flessibilità dell’orario di lavoro, prevedendo anche l’entrata alle ore 7,00 per dar modo al personale di organizzarsi per lasciare il lavoro prima delle ore 16,00 (orario indicato dalla ditta come inizio delle lavorazioni più impattanti), e la sostituzione dei filtri del sistema di aerazione (cadenzati settimanalmente).

Inoltre… Visto che i rilievi delle polveri hanno un costo che l’UCB MIUR non poteva sostenere direttamente (questi sono i meandri di un bilancio che sarà interessante affrontare in altri momenti) si è provveduto a far richiedere all’INVALSI e all’ ANVUR (che hanno autonomia di bilancio), un’analisi specifica. Sono state interpellati due istituti: la Bios SPA, e l’Università di Tor Vergata, il responso è stato “I prelievi sono stati effettuati in data 3 luglio e i risultati hanno evidenziato valori irrilevanti di gran lunga inferiori a quelli limite. Infatti, i valori delle polveri aerodisperse rilevati oscillano da 0,033 a 0,083 mg/m3, a fronte di valori limite ACGH pari a (10mg/m3), mentre non sono state rilevate tracce di amianto. La stessa BIOS SPA ha attestato la buona efficienza del sistema di aerazione.” NB il 3 luglio è stato uno dei giorni di massimo impatto delle polveri.

Il 3 luglio ore 16,30, è stato anche il giorno nel quale si è creato il “buco” nella parete del VI piano dove è collocata la direzione dell’INVALSI, buco creato non dalle vibrazioni ma da una errata manovra della Gru, per la quale si apre tutto un capitolo sulla responsabilità dei danni causati dalla ditta. Anche in questo caso sono intervenuti i vigili del fuoco, gli organi competenti del comune e la protezione civile, che hanno ribadito l’agibilità dell’edificio, e interdetto solo le stanze confinanti con i lavori.

Quindi va tutto bene?

No, ma il problema e le responsabilità che vogliamo richiamare sono collocabili nella sfera dei rapporti tra la ditta costruttrice e i lavoratori degli stabili circostanti (tra quali c’è da aggiungere l’agenzia delle entrate e i locali commerciali).

La ditta del gruppo SOGEFI ha dimostrato inaffidabilità, non onorando gli orari dei lavori impattanti concordato con gli uffici, nonché superficialità quando ha creato danni diretti alle stanze o quando ha lesionato un tubo del gas (l’allarme in questo caso è stato dato dal personale dell’INVALSI) che ha comportato l’evacuazione precauzionale dell’ufficio per tutta la giornata dell’11 luglio.

Le cose non vanno bene, perché per il personale UCB ci sono anche delle responsabilità da attribuire alla figura del nostro medico competente, che chiamato ufficialmente anche dal responsabile per la sicurezza dell’ufficio, si è guardato bene dall’intervenire. Per il personale sarebbe stato importante avere un confronto con lui, per stabilire quali pericoli per la salute personale (fosse anche di natura psicologica) gli uffici rappresentavano in quelle ore. In assenza di questo, il personale si è dovuto auto organizzare (il cambio dei filtri è stata una delle soluzioni adottate, così come l’analisi dell’aria richiesta tramite la disponibilità di altre amministrazioni). Non vorremmo che la dimostrata responsabilità dei lavoratori fosse scambiata per ignavia.

I lavoratori non vogliono evacuare, lasciare i propri posti di lavoro a prescindere, i lavoratori prendono atto della piena agibilità dello stabile, certificata dalle autorità competenti, ma vogliono essere messi in grado di concordare efficacemente i diversi tempi di lavoro, con la ditta costruttrice.

Questo livello di contrattazione, oramai è chiaro, può avvenire solo con una pressione sulla ditta che non può essere lasciato solo nelle mani dei singoli uffici, dei singoli commercianti della zona, dei singoli cittadini. Finita orami la fase di demolizione c’è bisogno di un protocollo  che regoli anche la fase di costruzione (che prevede la creazione di fondamenta e quindi (probabilmente) di ulteriori vibrazioni), c’è bisogno di un quadro dei lavori e dei tempi di lavorazione, c’è bisogno dell’indicazione degli orari nei quali svolgere le lavorazioni più impattanti,  e per questo non basta il presidio ed i contatti dei singoli uffici, deve entrare con forza la direzione generale del MIUR e del MEF, che, in questo caso, hanno  il dovere e la responsabilità diretta di amplificare la voce dei propri lavoratori.

Lo stabile di via Ippolito Nievo è agibile, ma il diritto di sapere come proseguiranno i lavori non sembra altrettanto agibile.

I lavoratori pretendono ora di sapere come proseguiranno le opere di costruzione, è su questo che hanno esigenza di assumere forza. I lavoratori non hanno bisogno di diffide generiche e piccole cronache di guerra, hanno bisogno di essere ascoltati, e di sapere come mai il medico competente se ne frega di loro, esattamente come la ditta, che per i propri interessi non ha osservato gli accordi sugli orari delle lavorazioni impattanti.

C’è ora un’altra fase di lavoro per l’edificazione, aspettiamo assicurazioni, per organizzare al meglio il nostro orario di lavoro.

 

USB UCB MIUR