Policy lavoro agile, tanto fumo negli occhi e poco più: fuffa era e fuffa resta

Roma -

Ieri pomeriggio, 11 maggio, si è concluso il confronto con la Parte politica e l’Amministrazione del MEF sulla Policy che regolamenterà il Lavoro agile.

La riapertura del confronto, ottenuta grazie alle iniziative unitarie del sindacato e molto partecipate da lavoratrici e lavoratori, doveva servire ad ottenere un fattivo miglioramento della Policy proposta dall’Amministrazione. Fino all’ultimo ci siamo seduti al tavolo convinti che l’intervento della Parte politica, nella persona del Sottosegretario con delega al Personale Federico Freni, si sarebbe ottenuta una Policy più adeguata ad una Amministrazione tesa all’innovazione e maggiormente rispondente alle aspettative ed alle esigenze del personale.

Le modifiche invece ottenute sono irrisorie rispetto alle nostre richieste di dieci giornate mensili di lavoro agile e quindi per noi inaccettabili.

Sostanzialmente non modificano nulla rispetto alla policy proposta dall’Amministrazione e rifiutata dalle OO.SS e dai lavoratori e dalle lavoratrici riuniti numerosi in assemblea il 18 aprile. Restano le 6 giornate mensili per tutti, elevabili fino a 8, legando però questa possibile estensione alla totale discrezionalità dei dirigenti, senza criteri oggettivi, in nome unicamente della generica efficienza e funzionalità della struttura; per le categorie con maggior disagio, già individuate nella Policy emergenziale attuale, si sono confermate fino a 8 giornate di smart working; per i genitori di figli fino a 14 anni, per quelli con figli disabili ai sensi dell’art. 3 c. 3, L. 104/92 e per le lavoratrici in stato di gravidanza, sono autorizzate fino a 10 giornate di smart working. USB MEF è fermamente convinta che la formula del “fino a” produrrà nei diversi uffici e nei Dipartimenti del MEF una inaccettabile disparità di trattamento tra i dipendenti.

USB inoltre ritiene che si sia ancora proceduto con il freno a mano tirato, mascherando dietro esigenze organizzative del MEF, una posizione politica e amministrativa che considera ancora il lavoro agile una forma di lavoro inferiore a quello in presenza. Questo nonostante anche nella fase di lockdown, con mezzi propri e da un giorno all’altro, i dipendenti del MEF abbiano fatto funzionare tutti i servizi erogati dalla loro Amministrazione. Nonostante gli ottimi risultati conseguiti lavorando a distanza per gli anni dell’emergenza pandemica e tra mille difficoltà, le lavoratrici e i lavoratori del MEF non sono riusciti, agli occhi dell’Amministrazione, a scrollarsi di dosso l’etichetta di furbetti che una campagna di attacchi di vergognosa delegittimazione ha costruito su tutti i pubblici dipendenti.

Come USB, insieme ad altre sigle sindacali, abbiamo chiesto fino all’ultimo alla delegazione di parte pubblica di aumentare ulteriormente le giornate prevedendo almeno per tutti 8 giorni e alle categorie in stato di maggiore disagio di poter arrivare al riconoscimento di 10 giorni mese di smart working. La risposta dell’autorità politica e dei responsabili Amministrativi è stata NO!

Il lavoro agile è una modalità ordinaria di articolazione dell’organizzazione del lavoro, una risorsa per Amministrazioni e lavoratori, ma il MEF, in questo confronto con le OO. SS., si è rivelato un dicastero più orientato a guardare “nostalgicamente” al passato che a vedere il futuro. Futuro che sicuramente prevede forme di prestazioni lavorative non più necessariamente legate alla presenza fisica.

La Politica e l’Amministrazione si spendono nell’auto celebrazione in tutte le esternazioni pubbliche, come faranno anche nell’imminente Forum della PA dal pomposo titolo: “Ripartiamo dalle persone”. In quella sede si rappresenterà ancora una volta come una amministrazione moderna, digitalizzata, attenta alla conciliazione dei tempi vita - lavoro, alla famiglia, alla tutela dell’ambiente, ma nei fatti si dimostra incapace ad organizzare le proprie attività con una parte del proprio personale a distanza.

Siamo coscienti che i diritti sociali previsti dalla nostra carta costituzionale, il diritto alla salute, il diritto alla casa, il diritto all’istruzione pubblica, il diritto ad un trasporto pubblico efficiente, non possano essere realizzati con lo smart working. Ma riteniamo che, con l’umiliazione di questo strumento così come con il mancato avvio delle altre forme di lavoro da remoto previste dal CCNL come il telelavoro, per cui è prevista una fase di studio di fattibilità da attivare entro la fine 2023 e il coworking, oggi utilizzato solo da poco più dell’1% del personale, si vada esattamente nella direzione opposta.

USB MEF esprime tutta la sua contrarietà alla Policy e insoddisfazione in merito al confronto avuto con l’Amministrazione e la Parte politica. Ribadiamo che, come nella peggior tradizione di relazioni sindacali, anche questa, alla conclusione del suo iter, sarà un atto unilaterale.

Così in un clima da propaganda si inaugurerà a breve la Policy del Lavoro Agile voluta e difesa con tanta dietrologia dall'Amministrazione e dalla Parte politica; un Lavoro agile che tra ingessature e veti tutto è tranne che agile! Ancora una volta a pagare pegno saranno le lavoratrici ed i lavoratori per una visione del MEF distante anni luce dai reali problemi che si vivono quotidianamente nei luoghi di lavoro.

USB darà voce anche a tutte le lavoratrici e lavoratori del MEF in una assemblea cittadina indetta martedì 16 maggio, dalle ore 9:00, nei pressi del Palazzo dei Congressi (EUR), e precisamente all'angolo di Piazza Kennedy con Via Montaigne. Quel Palazzo dei Congressi dove in una cornice patinata, lo stesso giorno, alla presenza del Ministro Zangrillo, avrà il via il Forum della Pubblica Amministrazione e anche il MEF parteciperà con un suo tavolo (desk!!) dove distribuirà tra l'altro una rubrica dal pomposo titolo “La riorganizzazione come motore del cambiamento. Legge Pinto: dal fascicolo cartaceo all'istanza digitale”. Alle loro chiacchiere i lavoratori e le lavoratrici del MEF sapranno contrapporre concreti ragionamenti supportando l'iniziativa di USB per ritornare alla realtá e rappresentare tutte le questioni aperte e i nodi irrisolti che oggi impediscono al MEF e più in generale alla PA di essere davvero attrattiva. Parleremo di emergenza salariale, della necessita di un forte piano assunzionale, della stabilizzazione dei precari e della necessità di far scorrere le graduatorie degli idonei dei concorsi pubblici, del diritto alla carriera. Temi che anticipano e rilanciano i contenuti dello Sciopero Generale del 26 maggio indetto dall'Usb.

 

USB P.I. MEF