Torna la spending review nel Pubblico Impiego: i prossimi contratti saranno autofinanziati
Dal Nazionale - Parte male la nuova stagione contrattuale 2022-2024. Il quotidiano “Il Messaggero” di ieri, 10 aprile, informa che nel Documento di economia e finanza (DEF) approvato mercoledì scorso è previsto che i futuri aumenti contrattuali siano finanziati con tagli alla spesa pubblica. Un ricatto inaccettabile, che va immediatamente respinto.
Il documento del Governo prevede che nel triennio 2023-2025 ripartano le politiche di spending review nella pubblica amministrazione, accantonate nei due anni di pandemia, perché il pagamento delle prossime rate di finanziamento del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) da parte dell’Unione Europea avverrà sulla base dell’approvazione della delega fiscale, della legge sulla concorrenza, della riforma della giustizia e, appunto, del riavvio dei tagli alla spesa pubblica.
Mentre ancora devono essere chiusi quattro contratti su cinque relativi al triennio 2019-2021, il DEF indica in 3,8 miliardi per il 2023 e 4,5 miliardi per il 2024 la spesa necessaria nel pubblico impiego per il rinnovo del triennio contrattuale 2022-2024. Per l’anno corrente è stata finanziata la sola vacanza contrattuale. Contestiamo le cifre, molto al ribasso rispetto all’inflazione reale e all’aumento generalizzato dei prezzi e del costo della vita. Per giunta il Governo intende reperire quelle risorse attuando tagli alla spesa, magari cominciando dagli organici già falcidiati nei decenni passati dalle politiche di austerity.
La pandemia, evidentemente, non ha insegnato nulla. Si torneranno a tagliare le spese sanitarie? S’interverrà nuovamente sulle pensioni o sull’istruzione? Il Welfare pubblico, la pubblica amministrazione, continuano ad essere considerati un costo piuttosto che una risorsa da valorizzare e un bene comune da salvaguardare.
No a nuovi tagli alla spesa sociale e alla pubblica amministrazione. Parta immediatamente una risposta generale, forte, che respinga questo nuovo attacco ai lavoratori pubblici e ai servizi. Difendiamo il Welfare pubblico dalle cesoie dell’Unione Europea.