Un incidente preannunciato
Ancora un incidente ferroviario.
Ancora dolore.
Sono ancora i lavoratori, i pendolari, gli studenti e i bambini a pagare un prezzo altissimo per una politica irresponsabile e scellerata che individua nel mercato, nel profitto e nella redditività la sua strategia. Si piange per colpa di chi ha scelto di liberalizzare il trasporto ferroviario. Lo avevamo previsto e denunciato dopo l'incidente di Rometta Marea, di Crevalcore, di Viserba e, puntualmente, è accaduto. Perché non è un caso che gli incidenti ferroviari avvengono e sono aumentati in maniera esponenziale proprio in seguito allo smantellamento della vecchia Azienda Autonoma Ferrovie dello Stato, all'avvio del processo di liberalizzazione, alla fortissima riduzione dei ferrovieri (sempre più spesso sostituiti con personale precario con contratti part-time, a tempo determinato, di apprendistato), all'abbassamento dei parametri di sicurezza, al peggioramento complessivo delle condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori delle ferrovie. Purtroppo la strategia infrastrutturale attuale, delle grandi opere, messa in campo a partire dalla legge obiettivo, prevede, per il futuro, oltre ad un’accentuazione degli squilibri nel sistema del trasporto ferroviario anche e, soprattutto, un ulteriore taglio alle già esigue risorse per gli investimenti in sicurezza.È evidente che le risorse economiche disponibili, saranno completamente fagocitate da quelle che sono le vere priorità per l'impresa, per il mercato e, cioè, l'alta velocità e le autostrade. Continua, quindi, quello squilibrio nel sistema ferroviario che determina una situazione di estrema drammaticità. Drammaticità per quello che riguarda la sicurezza; drammaticità per quello che riguarda l’impatto economico delle opere; drammaticità per quello che riguarda l’impatto ambientale; drammaticità per quello che riguarda il Mezzogiorno ancora a corto di infrastrutture decenti. L'incidente di ieri non è imputabile al caso, ad un semaforo rosso, all'errore umano. Trova la sua ragione e fondamento nelle responsabilità politiche di chi ha considerato la ferrovia non più come un bene pubblico ma come una impresa a scopo di lucro e, quindi, da privatizzare.E gli investimenti sulla sicurezza, sul materiale rotabile e sulle infrastrutture delle linee cosiddette "secondarie" sono costi da "abbattere". La lotta delle popolazioni di Val di Susa contro la TAV significa anche questo.Ribellarsi ad opere inutili, costose, dannose e dirottare le risorse a favore di un trasporto pubblico, sociale, sicuro e sostenibile. Esprimiamo il nostro profondo dolore, la nostra sincera solidarietà ai feriti, alle famiglie e ai parenti. Esprimiamo la nostra rabbia nei confronti dei veri responsabili di quanto sta accadendo alle ferrovie di questo Paese.
Vi segnaliamo una interessante inchiesta da non perdere. Cliccate direttamente su questo link "Rami secchi. Una strage dopo l'altra" o scaricatela (versione pdf)I colleghi che non dispongono di accesso in internet, potranno segnalarlo. Provvederemo a trasmetterlo in allegato e_mail.