Una strana somiglianza
Dopo la candidatura nelle liste del Pd di Massimo Calearo, l'uomo duro di Federmeccanica, quello che ha tenuto testa ai metalmeccanici; di Matteo Colaninno, presidente dei giovani confindustriali; del giuslavorista Pietro Ichino e di Paolo Nerozzi, sindacalisti Cgil di lungo corso, i lavoratori sono alla presa con un altro caso di strana omonimia.
Questa volta, sono gli operai dell’Indesit a dover risolvere questa bizzarria.
Una vicenda incredibile, un caso più unico che raro, una somiglianza davvero strabiliante.
Ecco la storia.
L’Indesit ha confermato l'intenzione di chiudere lo stabilimento di None, nel pinerolese, dove lavorano, tra operai e impiegati, circa 600 addetti.
L'azienda, infatti, ha comunicato che il livello di competitività della produzione di lavastoviglie è insufficiente.
Quindi, la fabbrica di elettrodomestici ha annunciato la chiusura del suo stabilimento di None e, al contempo, assunzioni nella sua fabbrica polacca.
La signora Maria Paola Merloni siede nel consiglio di amministrazione dell’Indesit: in pratica, seicento lavoratori torinesi a casa, seicento famiglie sul lastrico in piena crisi e delocalizzazione per sfruttare i più bassi salari polacchi.
Un vero e proprio dumping sociale a discapito dei lavoratori.
Una cosa veramente disgustosa!
Ma ancora di più si sono disgustati gli stessi operai di None quando si sono accorti che un’onorevole del Pd, eletta alle ultime elezioni in quota "imprenditori illuminati" è, in pratica, identica alla signora Maria Paola Merloni, proprio quella seduta nel consiglio di amministrazione della loro fabbrica che ha deciso di licenziarli!!!
E’ davvero una curiosità, si sono detti i seicento operai dell’Indesit.
E la loro incredulità è aumentata quando hanno saputo il nome della deputata del Pd: Maria Paola Merloni, ministro delle Politiche Comunitarie del governo ombra del partito democratico.
Le coincidenze si fanno davvero un po’ troppe: uguale la faccia, uguale il nome e pure il cognome, uguale il lavoro che fanno.
Vuoi vedere che……….
Non può essere, non è possibile.
Sono migliaia le aziende che chiudono e centinaia di migliaia i licenziamenti, ma si foraggia, con i soldi di tutti i cittadini, banchieri e bancarottieri che sono i veri responsabili della più grande crisi economica del dopoguerra.
I lavoratori sono lasciati in balia della crisi, i contratti non sono rinnovati, la cassa integrazione copre in minima parte, e solo per alcuni, la perdita di salario; centinaia di migliaia di precari sono mandati a casa senza alcun reddito; si vorrebbe rimettere mano alle pensioni e portare l’età pensionabile delle donne a 65 anni; si smantella la pubblica amministrazione e si criminalizzano i lavoratori pubblici; crescono gli sfratti; si fomenta il razzismo contro gli immigrati e, per impedire che i lavoratori e i cittadini si organizzino per difendere salario e diritti, si vieta gli scioperi e le manifestazioni conflittuali.
Insomma, i padroni scaricano sull’intera classe lavoratrice il peso della crisi economica.
Ma questo, non è il caso dell’Indesit di None.
Si tratta di una semplice omonimia: una strabiliante somiglianza di un PADRONE ILLUMINATO E PROGRESSISTA.
I padroni si assomigliano tutti, sono tutti uguali, sono facile preda di omonimia:
sono, semplicemente, padroni.
LA CRISI LA PAGHINO I PADRONI
23 e 24 marzo 2009
presidio dalle ore 10 alle ore 13
Ministero dell'Economia e delle Finanze
Via XX Settembre n. 97 - ROMA
cortile centrale
27 marzo 2009
ore 10.30
ASSEMBLEA DEI LAVORATORI
Ministero dell'Economia e delle Finanze
Via XX Settembre n. 97 - ROMA
28 marzo 2009
ore 15
Manifestazione Nazionale
P.zza della Repubblica - ROMA