USB, la Cgil e l’antifascismo
Negli ultimi giorni giornalisti come Giampiero Caldarella sull’Antidiplomatico, vignettisti come Mauro Biani (Repubblica) e altri soggetti pubblici si sono interrogati sul perché USB abbia scelto di non partecipare sabato 16 ottobre alla piazza della Cgil, subito diventata la piazza anche di Cisl, Uil e del Pd.
Siamo colpiti dal fatto inconsueto che ci si occupi di noi, di posizioni e scelte che di norma vengono ignorate, nascoste, manipolate. Per questo ringraziamo chi lo ha fatto e proviamo a rispondere. In buona sostanza, dicono i nostri, contro il fascismo si manifesta a prescindere da chi promuove e da chi ha subito la violenza. USB ha immediatamente manifestato la sua solidarietà agli iscritti Cgil e condannato fermamente l’aggressione dei fascisti.
Questa è avvenuta, ricordiamolo, durante una manifestazione no vax e no green pass, con un corteo staccatosi da una piazza gremita di gente normale e guidato da arcinoti fascisti, giunto fino alla sede Cgil senza che alle forze dell’ordine arrivasse l’ordine di bloccarlo nonostante, già negli interventi in piazza, i noti fascisti di cui sopra avessero annunciato le loro intenzioni. Un fatto saltato subito agli occhi di tutti come anomalo. E anomalo è il ringraziamento di Landini, intervistato a Mezz’ora in più, alle forze dell’ordine (sic) quasi a voler dichiarare chiuso l’incidente.
Non possono esserci dubbi sulla natura antifascista di USB, su questo neanche ci interessa confrontarci. È nella nostra storia, nella nostra cultura, nella nostra pratica quotidiana. Quello su cui invece ci interessa confrontarci è lo stupore sollevato dalla nostra assenza.
Lunedì 11 ottobre, a meno di 48 ore dai fatti della Cgil, USB ha contribuito grandemente alla riuscita dello sciopero generale nazionale promosso da tutto il sindacalismo di base, combattivo, di classe. Uno sciopero che aveva nelle sue parole d’ordine non solo una serrata, argomentata e definitiva critica e avversione al governo Draghi, alla sua politica sociale ed economica, all’ipercompetitività che segna fortemente questo governo a trazione Unione Europea, che ha di fatto espropriato il Parlamento (e molti ministri della loro funzione), ma anche una critica serrata al sindacalismo di accompagnamento, per non dire complice, delle politiche sociali e sul lavoro che hanno prodotto un arretramento senza uguali delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori.
Sono di questi giorni le notizie di fonte Ocse sulla perdita del potere d’acquisto dei salari italiani, ultimi rispetto a tutti gli altri Paesi europei. Difficile per USB cancellare la critica dello sciopero generale, per partecipare a una manifestazione promossa proprio da chi ha scelto di aderire a queste politiche economiche devastanti per il Paese e per i lavoratori.
C’è di più: l’atteggiamento delle confederazioni concertative, le loro scelte su salari, reddito, pensioni, sanità e previdenza pubblica, fiscalità, diritto all’abitare, tariffe (potremmo continuare all’infinito), la messa in soffitta degli strumenti classici del conflitto di classe e quindi l’inevitabile disarmo del movimento dei lavoratori, hanno prodotto un gravissimo arretramento nella società.
L’individualismo ha sostituito quasi ogni forma di agire sociale volto al benessere comune e la grande forza del movimento operaio, l’agire collettivamente per migliorare le condizioni di lavoro e di vita di tutti, ha lasciato il posto a un soggettivismo sfrenato alimentato da meritocrazia, arrivismo, competitività estremi, tutti strumenti divisivi e portatori di una visione del mondo che è quanto di più lontano da noi.
C’è in Italia e in Europa un vero e proprio fascismo economico e sociale, ben più pericoloso di quattro mazzieri utilizzati ogni volta che serve alla borghesia riorganizzarsi su nuovi obiettivi. Il cinismo con cui Draghi afferma che non si possono salvare tutti, che lo Stato deve intervenire solo nei confronti dei campioni economici, ha già prodotto disastri produttivi e licenziamenti di massa. I fondi europei connessi al PNRR verranno utilizzati per un processo di riorganizzazione del Paese che porti l’Italia a un ruolo attivo nella collocazione dell’Unione Europea nella competizione internazionale, l’ipercompetitività tanto cara a Draghi e Von der Leyen. Per arrivare a questi obiettivi bisogna cooptare nel progetto tutto ciò che è cooptabile ed eliminare, con ogni mezzo, chi non è compatibile, chi si oppone o chi costituisce una minaccia.
L’aggressione dei fascisti alla Cgil, inquadrata in tale contesto, dice molto di più della lettura degli avvenimenti puri e semplici. Avere i corpi intermedi che contano dalla propria parte è, per Draghi e il progetto che rappresenta, decisamente rilevante. Già all’assemblea nazionale di Confindustria sia il presidente Bonomi che l’applauditissimo Mario Draghi avevano lanciato la proposta, l’ordine verrebbe da dire, di procedere con rapidità a un nuovo Patto governo-confindustria-sindacati che consentisse di andare avanti nella ristrutturazione del paese e nella riorganizzazione produttiva senza scossoni e garantendo la pace sociale. Un vero e proprio show alla presenza dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil messo in scena in quel contesto proprio per blindare il consenso e procedere rapidamente in cambio di fumo su una nuova normativa in materia di sicurezza sul lavoro. La solidarietà di Draghi, portata personalmente e fisicamente a Landini a favore di telecamere, la mano sulla spalla, impediscono qualsiasi passo indietro nel processo di inglobamento della Cgil, e a ruota di Cisl e Uil nel progetto di Draghi e della UE. Questo è uno dei numerosi risultati che ha prodotto l’assalto dei fascisti scortati dalle forze dell’ordine.
L’USB sabato 16 non c’era perché non poteva né voleva esserci. La distanza tra il modello sindacale rappresentato da Cgil Cisl e Uil e ciò che USB cerca faticosamente di ricostruire è enorme e incolmabile a situazione invariata.
Troppe volte i nostri delegati nei luoghi di lavoro hanno trovato gli esponenti di quelle organizzazioni sindacali dalla parte sbagliata del tavolo, troppo il sindacalismo di base e di classe ha sofferto per l’arrogante monopolio della rappresentanza da loro imposto, troppe battaglie ci hanno visto batterci da soli avendoli controparte affianco ai padroni, troppe volte abbiamo atteso solidarietà, che non c’è stata, per i nostri morti: Abdel Salam, Soumaila Sacko, Adil, delegati, lavoratori ammazzati mentre lottavano. No, proprio non potevamo esserci.
Unione Sindacale di Base