VISITE SPECIALISTICHE, ANALISI ED ESAMI VARI: DIVENTA UN'ODISSEA!!!

Roma -

Un qualsiasi lavoratore del MEF che abbia necessità di effettuare delle visite specialistiche o altri accertamenti medici e che decida di ricorrere all’istituto della malattia, si trova di frequente ad affrontare un vero e proprio percorso ad ostacoli ed è sottoposto ad una sorta di indagine “giudiziaria” per spiegare per filo e per segno la precisa durata della prestazione, esibendo prove certe che ne giustifichino l’assenza.

In realtà il problema nasce a monte: molte strutture sanitarie, in ossequio alle direttive interne che di frequente variano secondo le sedi, rilasciano attestazioni prive dell’orario oppure indicano semplicemente l’ora in cui il medico ha visitato il paziente senza dettagliare la durata effettiva della visita o la permanenza complessiva all’interno dell’ambulatorio.

D’altro canto è nota a tutti la realtà di ASL e ospedali dove si è costretti a lunghi tempi di attesa  per pagare semplicemente il ticket e/o per essere sottoposti alla visita o all’esame; inoltre in una città come Roma non è inusuale che il traffico presenti spesso elementi di elevata criticità e che quindi per raggiungere la sede preposta siano necessarie anche ore.

Invece di tener conto di tali implicazioni, alcuni Dirigenti del MEF, affetti da una nuova e devastante sindrome che alligna di recente negli uffici pubblici, la “Brunettosi”, preferiscono perseguitare il malcapitato fruitore della visita specialistica, peraltro a distanza di mesi dal “fattaccio”, con l’intimazione di regolarizzare o integrare la certificazione prodotta con una documentazione più circostanziata nella quale precisare l’effettiva durata della visita.

Peraltro, la cosa grave è che tale comportamento viene attuato, in barba a qualsivoglia principio di equità e chiarezza interpretativa tipica di ogni azione amministrativa, “a macchia di leopardo”: situazioni analoghe  sono trattate in modo diverso. Può capitare quindi che una certificazione prodotta senza data nello stesso mese e nello stesso ufficio da due impiegati diversi, dia esiti differenti: in un caso arriva la richiesta di regolarizzazione, mentre per l’altro viene omessa, creando di fatto un’ ingiustificata e inconcepibile disparità di trattamento.

Su questa vicenda abbiamo inoltrato all’Amministrazione la comunicazione allegata, nella quale chiediamo, con lo scopo ulteriore di evitare il clima di conflittualità che tali situazioni spesso generano negli uffici e in ossequio al principio costituzionale di tutela della salute, che siano bandite le differenziazioni adottando una prassi amministrativa che consenta di regolarizzare le situazioni “pendenti” con apposite autocertificazioni da redigersi sulla base della normativa vigente.

Invitiamo in ogni caso i lavoratori a segnalarci ulteriori “casi” analoghi che dovessero verificarsi  per valutare le iniziative in merito di risposta, ivi comprese eventuali azioni legali.