Che tu sia fragile o meno… la gestione dello Smart working al MEF è uno spettacolo indecente!

Roma -

Nel pubblico impiego lo status di lavoratrice o lavoratore fragile è stato dismesso per legge ma, purtroppo, le condizioni di salute di questa parte di nostri colleghi restano del tutto immutate.

Per questo la Direttiva Zangrillo, del 29 dicembre 2023, doveva offrire una possibilità per proteggere la salute di quelli più esposti dando, in un certo senso, continuità ai provvedimenti che si erano susseguiti nel tempo per salvaguardarli.

Non solo i vertici del MEF prima di recepire la direttiva hanno colpevolmente perso troppo tempo, sono intervenuti quindi con una integrazione alla Policy lesiva del diritto alla riservatezza prevedendo un trattamento di dati sensibili da parte dei dirigenti del tutto inopportuno e poi ad aggravare il ritardo, come avevamo previsto, ci stanno pensando anche alcuni dirigenti e dirigenti generali.

Mentre dagli uffici periferici arrivano segnalazioni sempre più preoccupanti che vedrebbero, in alcuni casi, addirittura lavoratori ex fragili completamente esclusi dal lavoro agile e quindi in presenza fisica in ufficio full time, è altrettanto evidente che lo smart working risulti alquanto indigesto anche ad alcuni importanti vertici del nostro dicastero! Malgrado la serietà e la professionalità sempre dimostrata dalle dipendenti e dai dipendenti del MEF e i positivi risultati ottenuti da casa, ambiente più adeguato per la salute, l'opposizione irrefrenabile verso questa nuova modalità di lavoro continua a verificarsi con la pretesa di avere tutti in presenza, anche senza oggettive necessità.

Non riusciamo a comprendere, per esempio, perché nella Direzione dei Servizi del Tesoro, guidati dalla dottoressa Valentina Gemignani, ci sia tanta contrarietà verso il lavoro agile. In detta Direzione anche ai lavoratori con contratto individuale che prevede 6 giorni di Smart working mensili, ne vengono permessi solo 4 giorni, per non parlare degli ostacoli posti alle lavoratrici e ai lavoratori che per le loro patologie sono riconosciuti dai medici di base con una “maggiore esposizione a rischio della salute”. E no, questa esaustiva certificazione, alla Direttrice, nonché Vice Capo di Gabinetto, dottoressa Gemignani non è sufficiente…

Per USB MEF è inaccettabile e intollerabile questo accanimento cinico, che mina il sacrosanto diritto alla salute!

Alla vigilia dell'8 marzo, Giornata Internazionale dei diritti delle donne, mai avremmo voluto denunciare un così grave atteggiamento verso colleghe e colleghi, da parte di una Dirigente donna, che, in controtendenza a quello che avviene nella nostra società, è arrivata a ricoprire un importante ruolo apicale, sfondando l'odioso soffitto di cristallo. I dati ci dicono che per arrivare ad una reale parità di genere, mancano 132 anni, ma evidentemente, e non ne avevamo dubbi, la nostra classe politica intende, in maniera differente dalla nostra, il significato di un nuovo modo di “governare” gestito dalle donne.

USB ha chiesto l’urgente convocazione del Tavolo paritetico di monitoraggio in merito allo stato di applicazione e agli interventi correttivi ed integrativi delle indicazioni contenute nella Policy (nota allegata al comunicato). Tavolo che l’Amministrazione si è ben guardata dall’attivare e altrettanto ha fatto con l’Organismo paritetico per l’innovazione, che ha competenze in materia di lavoro agile e di armonizzazione dei tempi di lavoro e di vita privata dei dipendenti, fuggendo così dalle proprie enormi responsabilità sulla gestione complessiva del lavoro agile al MEF.

 

USB PI MEF