FUA 2008: Ragioneria Generale dello Stato
Come avevamo preannunciato nella nostra informativa sindacale del 21 luglio 2009, oggi si è consumato l’indecente atto finale della contrattazione del fondo di sede 2008 del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato.
Dopo 3 riunioni condotte in totale disprezzo delle regole normative e contrattuali, la delegazione di Parte Pubblica del DRGS, 6 componenti RSU su 16, l’UNSA e la UIL, hanno firmato un accordo di minoranza che introduce un nuovo sistema di valutazione della produttività individuale e collettiva, con relativi coefficienti, fattori di correzione e percentuali.
Questo accordo ricalca, nella sostanza e nel metodo, quello del Dipartimento del Tesoro, con la differenza che in questo ultimo Dipartimento, prima del golpe del 17 luglio 2009, il sistema di valutazione era in fase di sperimentazione senza effetti salariali mentre, nel Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato, il suddetto sistema è stato letteralmente improvvisato, gettato sul tavolo negoziale del fondo di sede 2008 con effetto retroattivo.
Non ripetiamo le nostre posizioni già ampiamente rappresentate, ci limitiamo semplicemente ad aggiungere alcune considerazioni per evidenziare ulteriormente lo stato di deriva delle relazioni sindacali, dell’attacco violento contro il salario e, persino, contro la possibilità di dissenso alle nefandezze sostanziali e formali della nostra Amministrazione.
Infatti, è del tutto evidente che l’Amministrazione del MEF sta usando, in termini vergognosamente ricattatori, il salario accessorio dei lavoratori da un lato per dimostrare il totale asservimento alla parte politica anticipando persino le norme (vedi il prossimo Decreto Brunetta) e, dall’altro, per precostituire situazioni di vantaggio di un Dipartimento sull’altro con relative guerre tra la dirigenza in vista dell’attuazione del nuovo assetto organizzativo del nostro Ministero con le consequenziali spartizioni di poltrone e incarichi.
Insomma, si sta facendo scempio dei bisogni reali dei lavoratori alle prese con le difficoltà economiche aggravate dalla crisi e si sta cercando di imbavagliare qualsiasi forma d'opposizione, confidando sul fatto che, alla fine, ci si adeguerà sulla necessità di intascare "pochi soldi, maledetti e subito".
NOI NON CI STIAMO.
Non abbiamo alcuna intenzione di subire ricatti, né sul terreno salariale né su quello dei diritti di rappresentanza.
Metteremo in campo, tutte le azioni sindacali conseguenti.