Il ministro Tremonti non bada a spese
da l'Unità
di Bianca Di Giovanni
Abbiamo cercato, nella Rassegna Stampa del MEF, questo articolo pubblicato lo scorso 20 ottobre 2005.
Non lo abbiamo trovato (mentre è pubblicato su quella della Corte dei Conti !).
Non vogliamo credere all'esistenza di una "lista di proscrizione".
Siamo certi, che si tratta solo di una "mera svista" della redazione e, pertanto, sopperiamo noi alla lacuna dello staff redazionale trasmettendo integralmente, ai lavoratori, l'articolo in questione.
Il ministro Tremonti non bada a spese
Con lo sbarco del centrodestra si moltiplicano nelle stanze ministeriali sia numero di addetti che promozioni.
La dirigenza lievita in 3 anni di 103 unità, nonostante il fatto che i ministeri si riducano da 24 a 14.
I dipendenti pubblici aumentano di 20mila unità.
E il gruppo di lavoro del ministro Tremonti, il grande tagliatore, assomma a ben 442 persone: compongono gli uffici di diretta collaborazione con gli organi politici (gabinetti, ufficio stampa, segreterie) del suo ministero. Tra questi ci sono decine di dirigenti. In quattro anni il numero degli addetti di Tremonti è aumentato di 156, con una spesa in più di 6 milioni di euro. Niente male per il ministro che taglia il posto di decine di migliaia di precari della Pubblica amministrazione, per risparmiare.
Il tutto nonostante che l’anno scorso siano stati già «tagliati» 8mila posti rispetto al 2003.
Lo rivela il presidente della Corte dei Conti in un’audizione sulla Finanziaria, lamentando le troppe deroghe al blocco del turn-over annunciato ogni anno.
Il «guardiano dei conti», Giulio Tremonti non è tra quelli che fanno peggio. Molto più «attivi» sono i Beni culturali, le Infrastrutture, la Giustizia e le politiche agricole. L’ultimo in ordine di tempo a moltiplicare le poltrone di vertice è il neo-ministro della Salute Francesco Sorace, che nel decreto sull’aviaria crea un nuovo dipartimento e tre direttori generali.
Ma anche in Via venti Settembre si muovono parecchie pedine.
A guardare a ritroso gli ultimi 4 anni, nelle stanze del superministero sembra di assistere a un film gotico: defenestrazioni, esili più o meno volontari, sostituzioni improvvise. Sono passati tre Ragionieri generali, due direttori generali, due ministri, tre portavoci del ministro (poltrona rimasta vuota oggi).
Dileguate nel giro di pochi mesi personalità come Vito Tanzi e Riccardo Faini.
Ma per quelli che restano c’è un luminoso futuro ad aspettarli.
Tutti professori
Al Tesoro infatti c’è un «gioiello» nascosto che consente al ministro di «promuovere» i suoi collaboratori senza dichiararlo esplicitamente: la Scuola superiore dell’economia e delle finanze.
La vecchia scuola Vanoni è diventata una sorta di cassa integrazione dorata per i più stretti collaboratori del ministro.
Basta leggere il nome dei docenti e compare l’organigramma del gabinetto del ministro.
Il rettore è Vincenzo Fortunato, arrivato a capo gabinetto del superministero dopo una lunga carriera alle Finanze, dove era capo dell’ufficio legislativo.
Tra i docenti altri membri del gabinetto del ministero, come Marco Pinto, Gaetano Caputi che è capo dell’ufficio legislativo, e Concetta Zezza che per la scuola è direttore amministrativo.
Sale in cattedra per volere del ministro anche il suo braccio destro: Marco Milanese, capo segreteria.
Oltre all’incarico di capo segreteria all’Economia e di docente alla scuola superiore di economia, Milanese è anche capo di gabinetto di Tremonti come vicepremier. Tre in uno.
Incarichi in corsa
La maggior parte delle nomine alla Scuola superiore sono avvenute nei giorni tumultuosi dell’addio del ministro, «defenestrato» da Fini in piena notte di mezza estate.
Insomma, prima di lasciare, il ministro ha serbato qualche poltroncina di tutto rispetto ai fedelissimi.
Con una serie di leggi e leggine il centro-destra ha equiparato lo status dei professori della scuola a quello dei docenti universitari.
In poche parole, per decreto del ministro (senza concorso) vengono immessi nel circuito accademico nuovi docenti.
Un bell’affare per chi ha la fortuna di esserci.
Sulla vicenda sono piovute in parlamento diverse interrogazioni.
Tra gli altri anche il deputato ds Giorgio Benvenuto, che scrive l’interpellanza a marzo: ancora aspetta una risposta scritta. Veloci con i decreti di nomina, lentissimi con le risposte in Parlamento.
Grilli piglia-tutto
La storia dell’ex Ragioniere generale oggi Direttore generale merita un capitolo a sé.
Non solo perché durante le difficili finanziarie amava dedicarsi al golf (così dicono molti suoi ex collaboratori). Anche per il gran numero di poltrone che è riuscito a collezionare in un solo colpo.
Naturalmente è anche lui «professore in pectore» della «scuola-rifugio»: il decreto di nomina diventerà attivo quando lui lo desidererà.
Passato dalla ragioneria alla Direzione generale con un emolumento di circa 500mila euro annui (un po’ superiore a quello dell’attuale Ragioniere Canzio), Grilli ha deciso di rinunciare all’indennità dovutagli come direttore dell’Iit, l’Istituto italiano di tecnologia creato da Tremonti a fine 2003.
Niente cumulo, ma molti soldi da gestire.
L'Iit ha una dotazione finanziaria di 200 milioni di euro e la possibilità di attivare un miliardo in 10 anni.