LA FORMAZIONE DI SISIFO

Roma -

La direttiva sulla formazione 2025 del ministro per la P.A., per ben venti pagine, canta di una formazione che “produce” valore. Una formazione che non può essere solo tecnica, ma deve “produrre” e riprodurre valore per il “capitale umano”, per le amministrazioni, per i cittadini e le imprese. Si parla di un valore- chissà quale- che pervade ogni dimensione, e sì… la ricetta è semplice: di fronte al Moloch dei finanziamenti PNRR, le lavoratrici e i lavoratori pubblici, chiamati con valore “capitale umano”, si OBBLIGANO per il 2025 a quaranta ore di formazione, si OBBLIGANO alla minaccia del ricatto di perdere punteggio nella già stravagante valutazione delle performance e si assicura un premio di performance ai dirigenti diligenti.

Non serve essere pedagogisti per intuire che la formazione, quella vera, non trova spinte motivazionali in obblighi e divieti e che la formazione, quella vera, non si serve di strumenti didattici frustranti e privi di logica, in cui “non si capisce nemmeno quando sbaglio”.

Stando ai fatti, sembra proprio che il valore di questa formazione assomigli di più al mito di Sisifo, quel povero uomo vittima del castigo divino che fu costretto a spingere un enorme masso fino alla cima della collina e poi, quando il masso rotolava giù a valle, era obbligato a ricominciare da capo, e così per sempre, nei secoli dei secoli.

Questi interventi proposti dal Ministro Zangrillo, oltre a creare crescente disaffezione nei confronti dell’ambiente lavorativo, non fanno altro che alimentare l’inefficienza della nostra amministrazione che è priva di un sistema  efficace di posizionamento del personale in entrata; con progressioni di carriera incerte e poco trasparenti; in cui è assente un sistema di rotazione salutare e sistematico; con una valutazione delle performance priva di criteri chiari ed oggettivi; senza alcun meccanismo rodato e serio di rilevazione e mappatura delle competenze e delle mansioni che mostri realmente quali siano i veri bisogni professionali delle lavoratrici e dei lavoratori. Si tratta di una gestione del personale, in generale, lasciata a se stessa e al libero arbitrio della dirigenza.

Il tanto decantato valore della formazione è la toppa di seta appiccicata addosso ad uno straccio logorato da tempo.

Chiediamo formazione vera e di qualità, basata sul principio dell’equità, che vada di pari passo con il miglioramento di tanti aspetti del percorso professionale dei dipendenti MEF per un vero benessere organizzativo.

È chiaro che è in corso una nuova ossessione: le 40 ore di formazione da raggiungere a tutti i costi. Ci chiediamo quanto sarà preparata quest’anno l’amministrazione perché, se è vero che la direttiva fornisce indirizzi di azione, è anche vero che l’amministrazione deve declinarli, ma al momento sembra proprio che non ci siano circolari a cui far riferimento.

Se la formazione, come da direttiva, è una necessità, ora necessitiamo più che mai di trasparenza e chiarezza sulle politiche e sulle linee operative adottate per fornire la formazione a tutto il personale MEF. Abbiamo bisogno di trasparenza sulle modalità di rilevamento dei fabbisogni di formazione del personale; necessitiamo di sapere se TUTTO il personale MEF viene informato allo stesso modo sulle iniziative formative disponibili; abbiamo bisogno di capire se l’offerta formativa del MEF sia nel pieno delle sue facoltà e quindi far luce su come vengono utilizzate le risorse economiche; dobbiamo comprendere se l’offerta formativa è pensata per essere su misura per tutti e per tutte e cosa si fa per renderla veramente accessibile.

Se l’offerta formativa SNA è ritenuta tanto valida, perché sembra che iscriversi ad un corso SNA sia come giocare d’azzardo, col rischio molto concreto di ritrovarsi alla fine dell’anno senza essere stati convocati al corso di interesse?

Inoltre, nulla si fa contro la discriminazione dei dipendenti delle sedi periferiche che sono costretti a rinunciare alla partecipazione dei corsi in aula offerti dalla SNA a causa delle spese di missione.

Il ministro Zangrillo ci avverte che ci troviamo in un mondo in continua evoluzione, e noi rispondiamo che in questo mondo, nel 2025, è ridicolo non riuscire ad ampliare l’offerta formativa E-learning e dover ripiegare per forza di cose su strumenti quali il Syllabus di cui non si rintraccia alcuna competenza nemmeno in chi l’ha progettato.

La direttiva recita che la formazione è strettamente legata alla soddisfazione, alla fidelizzazione, al benessere organizzativo e all’impegno dei dipendenti. Di quale formazione si sta parlando?

Mentre il masso di chiacchiere da portare in cima alla collina diventa sempre più pesante, chiediamo che si faccia luce prima che ricominci inutilmente l’ennesima fatica.