Noi siamo il sindacato!
Noi siamo il sindacato!
“Qualcuno” cita Ghandi a proposito di sentieri facili e sentieri difficili per giustificare la firma in via definitiva del contratto collettivo nazionale di lavoro delle cosiddette funzioni centrali. Una cosa ci siamo immediatamente chiesti: quale sarebbe il percorso impervio che coloro che hanno firmato il contratto stanno percorrendo?
Siamo certi che la nostra scelta di non firmare questo contratto “bidone” sia più che giusta, anzi che è proprio nella natura di un vero sindacato non firmare cose che penalizzano i lavoratori. Sentiamo tanto parlare di senso di responsabilità, di piccoli passi che però non conducono, a nostro avviso, alla crescita dei diritti, della retribuzione e della dignità del lavoro, ma nessuno entra nel merito del contenuto di questo contratto. “Qualcuno” con poca memoria e molta filosofia banale dimentica di dire che con questo contratto si perdono diritti già esistenti a partire da quelli di tutela universale alla salute, penalizzando così i soggetti più deboli del mondo del lavoro e della società. “Qualcuno” dimentica di dire che il recupero stipendiale è pressoché nullo, considerando che allo sbandierato aumento stipendiale vanno sottratte le somme già percepite per la vacanza contrattuale, che il potere d’acquisto per il mancato rinnovo contrattuale (nove anni di ritardo) è stato eroso fortemente e la miseria di 85 euro medi lordi di aumento stipendiale non sono certo sufficienti, anche volendo considerare la nostra richiesta di 300 euro di incremento stipendiale, come fanno i più realisti del “Re”, irRealizzabile.
“Qualcuno” fa finta di non ricordare che questo rinnovo contrattuale non è figlio delle battaglie sindacali, degli scioperi, delle iniziative di lotta della categoria dei lavoratori pubblici, che nessuno dei firmatari si è sognato di mettere in campo, come ha invece fatto l’USB, ma è frutto di una sentenza della Corte Costituzionale e non è un caso che il calcolo dei cosiddetti arretrati si attesta alla data di emissione della stessa (2016). Chi rivendica cosa? Chi pensa di fare realmente sindacato non può cogestire con la controparte il destino dei lavoratori! Non deve rimanere nell’ambito delle compatibilità rendendosi cinghia di trasmissione delle istanze di governo, come nel caso della sigla apposta all’intesa del 30 novembre 2016, che già accettava la logica degli 85 euro lordi medi di aumento, a soli 4 giorni dal Referendum Costituzionale che costò al Premier Renzi la “poltrona”, nonostante tutto e per volontà del popolo italiano che a grande maggioranza bocciò la scellerata riforma della nostra Costituzione!
“Qualcuno” si riempie la bocca di improperi perché un sindacato tenta di difendere il diritto a dire NO. E omette che all’articolo 7 del loro contratto c’è scritto che chi non lo firma non ha più diritto alla contrattazione, non esiste se non accetta quello che la loro autoreferenzialità ha determinato. Le elezioni RSU determineranno i sindacati maggiormente rappresentativi, misurati con i criteri che sempre “qualcuno” ha stabilito insieme al governo, ma questo non basterà per accedere alla contrattazione serve anche firmare “per forza” il loro contratto e poi magari la chiamano democrazia.
Ma di cosa sta parlando “qualcuno”? Ci continuano ad attaccare in maniera diretta citando il Ghandismo, dimenticando la lotta al colonialismo inglese condotta dal Mahatma, pensieri e personaggi che sono molto lontani dalla loro cultura clientelare e asservita alle logiche dei politici di turno. Loro sì che hanno scelto il sentiero meno impervio quello della complicità con chi sta distruggendo l’intero Paese!
In particolare alla UIL diciamo: non scaricate sugli altri le vostre difficoltà! Non accettiamo lezioni di sindacato da alcuno, meno che mai da chi pretende di essere l’unico rappresentante, in un sistema di relazioni sindacali che vorrebbe scegliersi i sindacati con cui trattare e per coloro che sono contrari il tentativo è di escluderli dai tavoli negoziali. Non possiamo dimenticare che su molte materie contrattuali dai comunicati della UIL sembra che senza di loro nessuno può fare sindacato e nulla si può ottenere. Ma fateci il piacere, tra le massime poetiche che spesso copiate da un libro di aforismi e che pure travisate c’è ne sarà uno contro i presuntuosi? Ecco attaccatelo allo specchio così al mattino vi ricordate che non siete nessuno e meno che meno un sindacato vero! Avete, insieme agli altri furbacchioni, firmato un contratto a pochi giorni dalle elezioni politiche del 4 marzo per dare ai lavoratori un piatto di lenticchie e pensate che questo salverà la sorte del Governo. Noi pensiamo che di questo contratto, del resto già scaduto, i lavoratori non vedranno gli aspetti magici che solo voi, ubriachi di voi stessi, riuscite a vedere. Comunque vadano le cose la nostra coscienza e la convinzione di aver fatto realmente gli interessi dei lavoratori ci farà dormire tranquilli. Non giureremmo sulla vostra tranquillità. Firmate tutto nella logica del do ut des (io do affinché tu dia), perché vi garantisce la sopravvivenza.