PERCHE' NON ABBIAMO FIRMATO

Roma -

Nel pomeriggio di venerdì 6 novembre 2009 CGIL, CISL, UIL, UNSA, FLP, DIRSTAT e CIDA UNADIS, hanno siglato l’accordo in merito all'individuazione dei criteri di ripartizione delle somme in attuazione dell'art. 3 del comma 165 della legge 350/2003 (cosiddetta "cartolarizzazione"), di cui al decreto siglato dal Ministro lo scorso 3 settembre 2009.

 
La RdB/CUB MEF non ha ritenuto opportuno sottoscriverlo.

Ancora una volta, infatti, l’intero ammontare, che si è ridotto cospicuamente rispetto all’anno precedente e su cui grava per intero il costo della Guardia di Finanza, è ripartito tra il personale dirigente (11%) e quello inquadrato nelle aree professionali (89%) in modo inaccettabile giacché produce una sperequazione salariale ingiustificata e sproporzionata riguardo alla forte perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni dei lavoratori delle aree.

Una quota delle risorse disponibili (40% concernente il secondo semestre 2008) è interessata, al fine dell’erogazione, al criterio della presenza in servizio applicando, però, tutti gli effetti nefasti della legge 133 (Brunetta) che ha compresso le garanzie e le tutele di ampi settori di lavoratori in sofferenza.

Si continua a collegare, poi, in modo odioso la remunerazione di questo salario al sistema di valutazione dei dirigenti, creando, ancora una volta un legame del tutto evanescente tra la dedizione e capacità professionale dei colleghi e l’inadeguatezza o, in alcuni casi, con l’incapacità vera e propria di chi dovrebbe dirigere le unità organizzative.

L’esperienza passata ha visto forti decurtazioni salariali delle buste paga dei lavoratori per colpa della totale inettitudine gestionale della classe dirigente, troppe volte “impegnata” in due o tre reggenze e nei svariati incarichi ricoperti.

Lo sblocco, da parte della delegazione pubblica, della quota concernente il 5% dei fondi derivanti dall’accordo del 2 ottobre 2008 e il pagamento delle risorse “sequestrate” dall’amministrazione dovute al pagamento delle assenze ai sensi della legge 104, dei permessi e distacchi sindacali, dei permessi RSU, degli infortuni sul lavoro e delle cause di servizio, E’ UN ATTO DOVUTO non derivante da alcuna negoziazione ma, caso mai, da chi, come la RdB/CUB MEF, ha mobilitato i lavoratori riportando, alla centralità dei tavoli contrattuali, la questione salariale.

Un capitolo particolare merita la penalizzazione dei lavoratori mediante la loro esclusione o decurtazione dalle risorse aggiuntive, per effetto dei procedimenti disciplinari subiti.
Già nell’accordo concernente i fondi della cartolarizzazione del 2007 l’Amministrazione aveva introdotto questa innovazione del legame tra provvedimenti disciplinari e salario accessorio, stabilendo una pena aggiuntiva a quanto stabilito dalle norme specifiche in materia.

Al di là dell’incidenza salariale, questo fatto è gravissimo e fa da battistrada a una nuova strategia di gestione del personale, che pone come elementi centrali il controllo repressivo e il ricatto salariale.

Tutto questo avviene, a nostro avviso, illegittimamente poiché, in un tavolo negoziale d’amministrazione, si variano in modo arbitrario le norme disciplinari già definite normativamente e contrattualmente.

Il lavoratore, quindi, è sanzionato due volte.

Lo stesso Brunetta, negli innumerevoli provvedimenti repressivi prodotti, ha ideato i famigerati sistemi di valutazione e remunerazione della produttività, ma non ha mai previsto decurtazioni salariali aggiuntive ai provvedimenti disciplinari.

L’amministrazione del MEF supera Brunetta, le norme e il CCNL, indicando il “suo nuovo modello contrattuale e gestionale” con la complicità di tutte le sigle sindacali firmatarie dell’accordo.
Si continua a utilizzare una scala parametrale che non tiene conto delle modifiche intervenute in fase di rinnovo contrattuale che ha determinato uguali mansioni all’interno della stessa area funzionale e, per ultimo, l’impegno al pagamento da compiersi entro il 31 marzo 2010 è solo “fumo negli occhi”, con l’unico effetto, però, di far scattare l’aliquota media del biennio più alta e, pertanto, più imposta diretta per tutti.

 
In questo quadro desolante, la nostra delegazione è stata l’unica a parlare di lavoratori, di bisogni sociali, di crisi economica, di salario e di diritti.

Ed è stata, anche, l'unica organizzazione sindacale a formulare una proposta concreta e d’immediata applicazione: la decurtazione al 5% della quota prevista per il personale dirigente e l’innalzamento “dell’asticella” al 95% per la quota destinata ai lavoratori, rifiutata all’unisono da tutte le OO.SS. presenti e, chiaramente, dall’amministrazione.

La RdB/CUB MEF continuerà a dare battaglia per la STABILIZZAZIONE di queste somme di salario, sottraendole, definitivamente, alle pratiche perverse del Ministro, dell’amministrazione e dei sindacati collaborazionisti, in difesa dei diritti, del salario e della dignità.