SICUREZZA SUL LAVORO: UN OTTIMO RISULTATO MA…
Finalmente, dopo ben 3 anni di attività ininterrotta che ha visto la USB MEF, in splendida solitudine, contrastare e denunciare puntualmente il comportamento del MEF - Dipartimento delle Finanze, mai degnatosi di dare alcuna risposta alle nostre innumerevoli richieste concernenti la salute e sicurezza sul lavoro, il Tribunale di Roma Sezione Lavoro ha riconosciuto e sanzionato il suddetto comportamento omissivo dell’Amministrazione.
Infatti, con decreto del 10/09/2014 (in allegato), la magistratura adìta ha accolto il ricorso presentato in data 26 agosto u.s. da questa Organizzazione Sindacale al fine di vedere riconosciute ed affermate le proprie prerogative in materia di sicurezza e salubrità degli ambienti di lavoro, sancite dall’art. 9 dello Statuto dei lavoratori e dall’art. 6 del CCNL Comparto Ministeri.
E’ stato quindi acclarato, come si legge testualmente al punto 7 della parte motivazionale del provvedimento, che “tali previsioni attribuiscono alle OO.SS. un diritto a ricevere le informazioni, diritto che è funzionale alla protezione dell’interesse collettivo (a un ambiente di lavoro salubre e sicuro) di tutti i lavoratori potenzialmente interessati; l’informazione preventiva consente alle OO.SS di presentare osservazioni e rilievi sulle intenzioni del datore di lavoro e quella successiva di controllarne l’operato, e così contribuire a eliminare o ridurre i rischi per la salute e sicurezza”.
Da tale considerazione, nonché dalle ulteriori pregevoli osservazioni recate nel provvedimento de quo, il giudice ha inferito la sussistenza del comportamento lesivo dell’Amministrazione nei confronti della nostra Organizzazione Sindacale, avendo la prima omesso di fornire “tutte le informazioni sugli atti aventi riflessi sul rapporto di lavoro” e, quindi anche quelle inerenti alla suddetta materia.
E’ stato pertanto dichiarato antisindacale, ai sensi dell’art. 28 dello Statuto dei lavoratori, il ripetuto comportamento e sono state addebitate le spese a carico del MEF soccombente.
Tale decisione ha quindi finalmente riconosciuto la necessità, da sempre sostenuta da questa Organizzazione Sindacale, di farsi totalmente carico della sicurezza sul lavoro nella Pubblica Amministrazione attraverso tutte le proprie strutture, sostenendo i propri RLS, e senza, tuttavia, demandare esclusivamente a questi ultimi l’enorme mole di lavoro in tale delicatissimo ambito.
Ha inoltre ristabilito, senza dubbio alcuno, gli obblighi di informazione cui i datori di lavoro devono adempiere anche nei confronti delle OO.SS. in materia di sicurezza.
Ha sancito inoltre che, per quanto “fastidioso” possa apparire alla parte datoriale, essa deve consentire il controllo delle OO.SS. sulle misure adottate in merito alle quali, pertanto, deve essere ammesso il confronto e ristabilite forme idonee di partecipazione alla valutazione del rischio e all’elaborazione delle relative misure di mitigazione e di miglioramento.
Un ottimo risultato, quindi, ma che deve essere considerato soltanto un punto di partenza per la USB MEF.
È noto, infatti, come tutti i governi succedutisi negli ultimi anni stiano cercando di svuotare le norme contenute nel Testo Unico e segnatamente quelle recate nel D. Lgs. 81/08. Già dal 2009, infatti, molte sanzioni comminabili in relazione alle fattispecie di reato sono state mitigate e molte sanzioni amministrative sono state addirittura ridotte di un quarto.
Ma vi è di più e di peggio. Un ulteriore pesante attacco alle tutele in materia di sicurezza nel pubblico impiego è contenuto nel “decreto sul fare” emanato dal governo Letta (D.L. 98/2013). In tale provvedimento è previsto che con successivo decreto, ad oggi non ancora emanato, verranno individuati i settori a basso rischio di infortuni e malattie professionali i cui datori di lavoro “possono dimostrare di aver effettuato la valutazione dei rischi di cui agli articoli 17 e 28 e al presente articolo”.
Tale semplice ed apparentemente innocua frasetta avrà, se attuata, una funzione devastante nel mondo del lavoro pubblico perché reintroduce surrettiziamente la famigerata “attestazione” o “autocertificazione” che scardinerà in toto il sistema prevenzionale italiano, come pure fatto rilevare da numerosi studiosi ed analisti.
E’ infatti probabile che la quasi totalità dei diversi uffici della P.A. saranno classificati a basso rischio e, pertanto, la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori potrà essere affidata solo all’arma spuntata dell’attestazione/autocertificazione che, nella prassi, potrebbe essere nuovamente utilizzata per evitare il procedimento previsto ai fini della redazione del DVR, così come verificatosi in passato.
Ciò comporterebbe un evidente, pericoloso ulteriore vulnus agli strumenti posti a base dell’azione delle OO.SS. nella difesa dei diritti dei lavoratori, compresi quelli prioritari sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Rammentiamo a tale proposito, per analogia, quanto accadde nel 2011 allorquando il decreto Monti cosiddetto “salva Italia” ha abrogato, con un colpo di spugna, l’accertamento della dipendenza della causa di servizio, dell’equo indennizzo e della pensione privilegiata, tranne che per alcuni settori del pubblico impiego specificatamente indicati.
E’ evidente che il filo rosso che unisce tutti i citati provvedimenti è da rinvenirsi nell’inarrestabile e sempre più feroce attacco alle residue tutele accordate ai pubblici dipendenti che risultano, da sempre, indigeste ai tecnocrati europei e ai fautori del paradigma neoliberista nostrano che vedono nei servizi pubblici da smantellare e privatizzare un’enorme possibilità di realizzare lauti proventi.
Ed è altrettanto chiaro che tutto ciò rafforza ulteriormente la nostra ”convinzione che il problema della sicurezza sul lavoro, nel nostro paese, deve costituire un elemento prioritario su cui incentrare le massime energie e l’attività di tutto il sindacalismo indipendente”, così come già concludemmo un nostro comunicato nel 2011 e così come continueremo a garantire per il futuro.