FUA 2008: Tesoro e Ragioneria
Strappato a forza l'accordo FUA 2008: un imbroglio per tutti i lavoratori del Dipartimento del Tesoro.
(tra poco anche per quelli della Ragioneria Generale dello Stato)
Venerdì 17 luglio 2009 (altra data migliore non poteva capitare!) è stato siglato da CGIL, CISL, UIL, UNSA, FLP ed alcuni componenti della locale RSU, l'accordo per l'individuazione dei criteri per la ripartizione del fondo di sede, per l'anno 2008, destinato ai lavoratori del Dipartimento del Tesoro.
Da sempre, la RdB/CUB MEF, in splendida solitudine, ha contrastato in tutti i tavoli negoziali l’introduzione di qualsiasi sistema di valutazione individuale e il collegamento diretto del salario dei lavoratori con la valutazione degli obiettivi istituzionali degli uffici.
I motivi sono molto semplici: nel primo caso, perché in una fase di profonda crisi non è concepibile legare parte del salario ad arbitrarie differenziazioni, in quanto questo accessorio è parte sostanziale del recupero salariale previsto nei Contratti Collettivi di Lavoro, chiusi dai sindacati confederali sempre più al ribasso.
Nel secondo caso, perché non riteniamo giusto e corretto che la capacità o meno di alcuni dirigenti di raggiungere i "loro" obiettivi, possa riflettersi ed avere conseguenze sul salario dei lavoratori.
Invece, al Dipartimento del Tesoro, si è determinato l’esatto contrario.
L’imbroglio ai danni dei lavoratori si è consumato dopo aver strappato la firma dei colleghi sulle famigerate schede di valutazione individuale che, da carattere prettamente sperimentale (in sperimentazione dal 2007) si sono trasformate d'improvviso, grazie alle OO.SS. e alcuni componenti RSU compiacenti, il riferimento certo per l'erogazione della retribuzione accessoria.
La scorrettezza è stata generale: ha coinvolto l’Amministrazione da un lato e, dall’altro, le organizzazioni sindacali firmatarie nonostante l'abbandono del tavolo di contrattazione decentrata locale da parte sia della delegazione trattante delle RdB/CUB MEF che della maggior parte dei componenti della locale RSU, non disposti a sottoscrivere l’intesa e contrari alla presunta urgenza che ha, di fatto, impedito il tentativo di poter giungere ad una posizione univoca.
Questo accordo, quindi, è rigettabile nel merito ma, anche, nel metodo con cui si è voluto, ad ogni costo, affermare il principio della valutazione individuale: l'intesa è stata sottoscritta successivamente da componenti RSU non presenti e che, comunque, non sono risultati neppure determinanti per il raggiungimento della maggioranza.
Hanno, infatti, firmato solo 6 componenti RSU su 16 eletti.
Inoltre, il principio della valutazione individuale enunciato nel decreto che il ministro Brunetta sta predisponendo non è ancora norma di legge ma, i sindacati e le RSU siglanti l’imbroglio al Dipartimento del Tesoro, in complicità con l’Amministrazione, lo hanno anticipato trasformandolo in "realtà", persino con effetti retroattivi.
Insomma, un becero imbroglio che qualcuno, senza vergogna, lo ha persino definito "un accordo di qualità".
Ma, senza l'opposizione della delegazione RdB/CUB MEF il danno sarebbe stato anche peggiore.
Infatti, la prima proposta d'accordo presentata dall’Amministrazione prevedeva un ripartizione percentuale tra produttività collettiva e produttività individuale completamente sbilanciata (70% sulla prima e 30% sulla seconda), non corrispondente nemmeno ai dettami contenuti nei miserabili contratti collettivi nazionali di lavoro che il sindacalismo di complicità, con la controparte (sia essa la Funzione Pubblica o la Confindustria), continua a firmare e riformare in peggio.
Insomma, pur di dare avvio alla valutazione individuale, l'amministrazione e i sindacati collaborazionisti hanno fatto carte false.
Si è dato vita ad un principio pericoloso per il quale gli accordi possono essere firmati nelle stanze dell’Amministrazione anziché ai tavoli di negoziazione.
Ci chiediamo, allora, a cosa serve continuare la farsa delle convocazioni quando, poi, si tiene conto di elementi che sono fuori dai tavoli di contrattazione?
Ma quello che è accaduto al Dipartimento del Tesoro è drammaticamente sovrapponibile a quanto sta accadendo in questi giorni negli incontri, sempre sul FUA 2008, con il Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato.
L'ultimo esempio di "e-governance casareccia", si è svolta nell'appuntamento di ieri 20 luglio 2009: anche in questo caso, l'introduzione di un sistema di valutazione individuale, retroattiva e senza neppure una fase di sperimentazione, sta trovando il consenso di alcune solite sigle sindacali e di ben noti componenti della RSU dipartimentale.
Le forzature e le illegittimità trovano, quindi, terreno fertile: "creativi verbali" che nascondo preintese vincolanti; possibilità di far firmare successivamente l'accordo da parte di componenti RSU attualmente in ferie; "portavoce" della RSU con delega alla firma, come se si trattasse di un amministratore delegato; possibilità di considerare presenti componenti RSU che potrebbero, invece, risultare assenti nei prossimi incontri.
Insomma una disbiosi intestinale devastante, combattuta grazie alla probiotica RdB/CUB MEF.
Su tutto questo, comunque, siamo sicuri che la preoccupazione è solo la nostra: non coinvolge né la parte pubblica che non si vergogna di avere tra le mani accordi sul filo della legittimità (e che andranno verificati) né di coloro che si sono prestati a definire questi imbrogli.
E' compito dei lavoratori respingere con la partecipazione e la mobilitazione accordi nefasti e difendere la democrazia sindacale nei luoghi di lavoro, senza cedere al solito odioso ricatto di "pochi soldi, maledetti e subito".